MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MAGGIORE

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VOLUME VII CAPITOLO 493



CDXCIII. Discorso presso la fonte di En Rogel, che fu luogo di sosta dei tre Savi.

   16 settembre 1946.

   493.1Gesù torna da Betania per la via bassa (dirò così per dire quella più lunga, che non passa per il monte degli Ulivi e che entra in città passando dal sobborgo di Tofet).
   Sosta prima a dare soccorsi ai lebbrosi che non hanno saputo chiedergli che pane, e poi va diritto ad un ampio bacino quadrangolare, coperto e chiuso da tutti i lati, meno che da uno. Un pozzo, un grande pozzo coperto, il più grande che io abbia visto. È più grande di quello della samaritana[130], e deve essere anche più ricco d’acque, perché il suolo all’intorno risente del suo nutrimento e mostra molta fertilità, in contrasto con l’arida e sepolcrale valle di Hinnon, che si intravvede di scorcio a nord-ovest. Solo una costruzione di pietra massiccia, quale è quella del pozzo e della sua copertura, avrebbe potuto resistere all’umidore del suolo. E le pietre, che anche senza essere esperti si possono giudicare antiche, resistono, scure e potenti, a protezione dell’acqua preziosa.
   Nonostante che la giornata sia tetra e nonostante la vicinanza dei sepolcri dei lebbrosi, che infondono sempre una grande tristezza nelle vicinanze, il luogo è sereno, sia per la sua grande fertilità, sia per avere dietro di sé, a nord, dei vasti giardini ricchi di alberi d’ogni specie, che alzano le loro folte cime contro il cielo bigio che si abbassa sulla città, e davanti, a sud, la valle del Cedron che si allarga di letto e si fa più nutrito d’acque, così come la valle si fa più allegra e ricca di luce, seguendo la via che va a Betania e a Gerico per un buon tratto.
   Molta gente, donne con anfore, asinai con secchi, carovane in partenza o in arrivo, sostano presso il pozzo e attingono acqua. Il suolo è umido per un largo tratto per le secchie che gocciano mentre vengono riversate nei recipienti. Quiete e dolci voci di donne, trillanti vocette di bambini, voci gravi, roche, robuste di uomini, ragli d’asini e versacci di cammelli che, accucciati sotto il loro carico, attendono che il cammelliere ritorni con l’acqua.
   Una scena molto caratteristica, in un tramonto fosco, nel quale il cielo ha strane chiazzature di un giallo innaturale, improvviso, che sparge una luce strana su tutto, mentre più su nubi pesanti e plumbee si accavallano correndo verso occidente. Le parti più alte della città sono spettrali nella luce strana contro l’orizzonte plumbeo striato di pennellate solfuree.

   493.2«Tutt’acqua questa, e vento…», sentenzia Pietro e chiede: «Dove andiamo questa sera?».
   «Dall’uomo dei Giardini. Domani salgo al Tempio e…».
   «Ancora? Guarda ciò che fai! Piuttosto accetta l’invito dei liberti presso la loro sinagoga», consiglia Simone Zelote.
   «Allora, sinagoga per sinagoga, ce ne sono altre, e che hanno mostrato di volerlo! Perché proprio essi?», dice Giuda di Keriot.
   «Perché sono i più sicuri. E la ragione si comprende senza che io la dica», ribatte lo Zelote.
   «Sicuri!! Cosa te ne fa certo?».
   «Il fatto che hanno saputo restare fedeli nonostante ciò che hanno passato».
   «Non questionate fra voi. Domani salgo al Tempio. L’ho detto.

   493.3Adesso rimaniamo qui un poco. È sempre luogo di buona evangelizzazione».
   «Non più di un altro. Non so perché lo preferisci».
   «Perché, Giuda? Per molte ragioni che dirò a chi si aduna, e per una che dico a voi in particolare. A questo pozzo della fonte di Rogel sostarono incerti e delusi i tre Savi d’Oriente, essendosi qui annullata la stella che li aveva guidati da tanto lontano. Qualsiasi altro uomo avrebbe sconfidato di Dio e di se stesso. Essi pregarono sino all’alba presso i loro stanchi cammelli, unici desti fra gli addormentati servi, e poi all’alba sorsero dirigendosi alle porte, sfidando il pericolo di esser presi per pazzi e per sobillatori, sfidando anche il pericolo della vita. Regnava Erode, il sanguinario, ricordatevelo. E bastava molto meno della frase che essi, i Savi, volevano dirgli, perché egli decretasse ad essi la morte. Ma essi cercavano Me. Non cercavano gloria, ricchezze, onori. Cercavano Me, Me soltanto. Un pargolo: il loro Messia, il loro Dio. La ricerca di Dio, perché è buona, dà sempre tutti gli aiuti e gli ardimenti. Le paure, le cose basse sono il retaggio di chi sogna basse cose. Essi anelavano ad adorare Dio. Erano forti di questo loro amore. E, poche ore dopo, l’amore ebbe premio, perché qui, nella notte lunare, riapparve la stella ai loro occhi. Non manca mai la stella di Dio a chi con giustizia e amore cerca Iddio. I tre Savi! Potevano sostare fra i falsi onori che Erode dava loro dopo la risposta dei principi dei sacerdoti e degli scribi e dottori. Erano tanto stanchi!… Ma non sostarono neppur per una notte e, prima che si chiudessero le porte, uscirono per sostare qui sino all’alba. Poi… non l’alba solare, ma l’alba di Dio riapparve a far di argento la via, la stella li chiamò con le sue luci e vennero alla Luce. Beati! Beati essi e chi li sa imitare!».
   Gli apostoli e Marziam con Isacco sono intenti ad ascoltare, col volto beato che sempre hanno quando Gesù rievoca la sua nascita, e Isacco assente, sospira, sorride al ricordo… con un volto estatico, lontano dal luogo e dal tempo, tornato indietro di oltre trenta anni, a quella notte, a quella stella che egli vide certo fra il suo gregge…

   493.4Altra gente si è accostata, perché la via è di molto transito, e ascolta, e qualcuno ricorda la fantastica carovana e la notizia da essa portata… e le conseguenze di essa.
   «Questo è sempre luogo di consiglio. La storia sempre si ripete. Questo è sempre luogo di prova. Per i buoni, per i cattivi. Ma tutta la vita è una prova alla fede e alla giustizia dell’uomo.
   Vi ricordo[131] la fedeltà di Cusai, di Sadoc e Abiatar, di Gionata e Achimaas, che da questo luogo partirono per salvare il loro re e furono da Dio protetti perché giustamente agivano.
   Vi ricordo un evento connesso a questo stesso luogo e non sortito a bene perché sopruso, e perciò non benedetto da Dio. Presso la pietra di Zoelet, vicino alla fontana di Rogel, Adonia cospirò contro il volere di suo padre e si fece proclamare re da quelli del suo partito. Ma non gli giovò l’abuso perché, prima che finisse il banchetto, gli osanna sonanti in Gihon lo resero edotto, prima ancor che parlasse Gionata di Abiatar, che Salomone era re ed egli, che aveva voluto usurpare il trono, doveva fidare soltanto nella misericordia di Salomone.
   Troppi ripetono i gesti di Adonia e combattono il vero Re, o congiurano contro di Lui seguendo il partito che sembra il più forte. E troppo pochi, così facendo, sapranno poi stringersi all’altare chiedendo perdono e fidando nella misericordia di Dio.
   Potremo, noi che abbiamo considerato tre avvenimenti accaduti presso questo pozzo, dire che il luogo è soggetto ad influssi buoni o non buoni? No. Non il luogo. Non il tempo. Non gli avvenimenti, ma la volontà dell’uomo è quella che turba le azioni dell’uomo. En Rogel ha visto la fedeltà dei servi di Davide e il peccato di Adonia, così come ha visto la fede dei tre Savi. È lo stesso pozzo. Alle sue pietre e alle sue acque si sono appoggiati e dissetati Gionata e Achimaas, come Adonia e i suoi, come i tre Savi. Ma l’acqua e le pietre hanno visto tre cose diverse: una fedeltà al re Davide, un tradimento al re Davide, e una fedeltà a Dio e al Re dei re. È sempre la volontà dell’uomo quella che fa compiere il bene o il male. E sulla volontà dell’uomo getta le sue luci la volontà di Dio e i suoi vapori velenosi la volontà di Satana. Sta all’uomo accogliere la luce o il veleno e divenire giusto o peccatore.
   A questo pozzo è messo un guardiano perché nessuno corrompa le acque. E oltre al guardiano gli sono stati dati delle mura e un tetto, perché il vento non vi spingesse dentro foglie e lordure che inquinassero le acque preziose. Anche all’uomo Dio ha messo un guardiano: la volontà intelligente e cosciente dell’uomo; e dei ripari: i comandamenti e i consigli angelici, perché lo spirito dell’uomo non fosse corrotto scientemente o inconsapevolmente. Ma quando l’uomo corrompe la sua coscienza, il suo intelletto, non ascolta le ispirazioni del Cielo, calpesta la Legge, è come se fosse un guardiano che lascia incustodito il pozzo, o come un folle che ne smantelli le difese. Lascia libero il campo ai nemici satanici, alle concupiscenze del mondo e della carne e alle tentazioni che, anche se non vengono poi assecondate, è sempre prudente sorvegliare e respingere.

   493.5Figli di Gerusalemme, ebrei, proseliti, viandanti che il caso ha qui riunito ad ascoltare la voce di Dio, siate sapienti della vera sapienza, che è saper difendere il proprio io dalle azioni che disonorano l’uomo.
   Vedo qui molti gentili. Ad essi dico che non c’è solo da acquistare ricchezze e mercanzie, ma c’è un’altra cosa da acquistare, ed è la vita per la propria anima; perché l’uomo ha un’anima in sé, una cosa impalpabile, ma che è quella che lo fa vivo, una cosa che non muore anche dopo che è morta la carne, una cosa che ha diritto a vivere la sua vera, eterna vita, e non la può vivere se l’uomo uccide il vero se stesso con le sue male azioni.
   L’idolatria e il gentilesimo non sono insuperabili. Il sapiente medita e dice: “Perché devo seguire degli idoli e vivere senza speranze di una vita più buona, mentre andando al Dio vero io posso conquistare la gioia in eterno?”. L’uomo è avaro dei suoi giorni e la morte gli fa orrore. Più è avvolto nelle tenebre di false religioni o nella non fede, e più teme la morte. Ma colui che viene alla vera Fede perde il terrore della morte, perché sa che oltre la morte è una vita eterna, dove gli spiriti si ritroveranno e non saranno più pene né separazioni. Non è difficile seguire la via della Vita. Basta credere nell’unico vero Dio, amare il prossimo ed amare l’onestà in tutte le azioni.
   Voi d’Israele sapete quali sono le cose comandate e quali le proibite. Ma Io dico a questi che ascoltano e che porteranno lontano, con loro, le mie parole, quali sono queste cose… (e dice il Decalogo). La vera religione sta in questo, non nei sacrifici vani e pomposi. Ubbidire ai precetti di una morale perfetta, di una virtù senza difetto, usare misericordia, fuggire ciò che disonora l’uomo, lasciare le vanità, le divinazioni dell’errore, gli àuguri bugiardi, i sogni dei malvagi, come dice[132] il libro sapienziale, usare con giustizia i doni di Dio, ossia la salute, la prosperità, le ricchezze, l’intelletto, il potere, non avere superbia che è segno di stoltezza, perché l’uomo è vivo, sano, ricco, sapiente, potente finché Dio glielo concede, non avere desideri smodati che talora portano sino al delitto. Vivere, in una parola, da uomini e non da bruti, per dignità anche verso se stessi.
   Discendere è facile, risalire è difficile. Ma chi vorrebbe vivere in un baratro putrido solo perché vi è caduto, e non cercherebbe di uscirne risalendo sulle vette fiorite e piene di sole? In verità vi dico che la vita del peccatore è sita in un baratro, e così la vita nell’errore. Ma quelli che accolgono la Parola di verità e vengono alla Verità salgono sulle vette, nella Luce.
   Andate ora tutti alle vostre mete. E ricordate che, presso la fonte di Enrogel, la Fonte della Sapienza vi ha dato da bere le sue acque perché ne abbiate ancora sete e torniate a Lei». Gesù si fa largo e si avvia verso la città, lasciando la gente a commentare, a interrogare e a rispondere.

   493.6Dice Gesù: «Qui metterete la visione dell’adultera, avuta il 20 marzo 1944».

[130] quello della samaritana, in 143.1/2.
[131] Vi ricordo… gli episodi riportati in: 2 Samuele 17; 1 Re 1 .
[132] dice, in: Siracide 34, 1-8 .