MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MAGGIORE

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VOLUME IX CAPITOLO 569



DLXIX. A Silo, la parabola dei cattivi consiglieri.

   27 febbraio 1947.

   569.1Gesù parla dal mezzo di una piazza alberata. Il sole, che appena inizia il tramonto, la fa luminosa di una luce giallo verde, filtrando dalle foglie novelle di platani giganteschi. Sembra che sulla vasta piazza sia steso un velario sottile e prezioso, che filtra la luce solare senza ostacolarla.
   Dice Gesù:
   «Udite. Un tempo un gran re mandò, nella parte del suo regno che voleva provare nella sua giustizia, il suo figlio diletto dicendogli: “Va’, percorri ogni luogo, benefica in mio nome, istruisci su di me, fammi conoscere e fammi amare. Ti do ogni potere, e tutto ciò che tu farai sarà ben fatto”. Il figlio del re, presa la paterna benedizione, andò dove il padre lo aveva mandato, e con qualche suo scudiero e amico si dette instancabile a percorrere quella parte del regno del padre suo.
   Ora questa regione, per un succedersi di sventurati avvenimenti, si era moralmente suddivisa in parti l’una all’altra contrarie, le quali, ognuna per proprio conto, facevano grandi grida e inviavano pressanti suppliche al re per dire che ognuna era la migliore, la più fedele, e che le vicine erano perfide e meritavano castigo. Perciò il figlio del re si trovò di fronte a cittadini i cui umori variavano a seconda della città alla quale appartenevano, uguali in due cose: la prima nel credersi ognuno migliore degli altri, e la seconda nel voler rovinare la città vicina e nemica, facendola decadere nel concetto del re. Giusto e sapiente come egli era, il figlio del re tentò allora di istruire, con molta misericordia, alla giustizia ogni parte di quella regione, per farla tutta amica e beneamata del padre suo. E, poiché era buono, vi perveniva sebbene lentamente perché, come sempre avviene, solo i retti di cuore, di ognuna delle diverse province della regione, seguivano i suoi consigli. Anzi, è giusto dirlo, proprio là dove con sprezzo si diceva che meno era sapienza e volontà, egli trovò più volontà di ascoltarlo e divenire sapienti nella verità.
   Allora quelli delle province vicine dissero: “Se non ci diamo da fare, la grazia del re andrà tutta a questi che noi sprezziamo. Andiamo a sovvertire coloro che noi odiamo, e andiamoci fingendo di essere noi stessi convertiti e disposti a deporre gli odi per fare onore al figlio del re”. E andarono. Si sparsero in veste di amici fra le città della provincia rivale, consigliando, con falsa bontà, le cose da farsi per onorare sempre più e sempre meglio il figlio del re, e perciò il re suo padre. Perché onore dato al figlio, messo di suo padre, è anche sempre onore dato a colui che lo ha mandato. Ma quelli non onoravano il figlio del re, anzi lo odiavano fortemente sino a volerlo rendere odioso ai sudditi e al re stesso. Tanto furono astuti nella loro falsa bonomia, tanto bene seppero presentare per ottimi i loro consigli, che molti della regione vicina accolsero per buono ciò che era malvagio e lasciarono la via giusta che seguivano per prenderne una ingiusta, e il figlio del re constatò che la sua missione in molti falliva.

   569.2Ora ditemi voi: quale fu il maggior peccatore agli occhi del re? Quale il peccato di coloro che consigliavano e di coloro che accettarono il consiglio? E ancor vi chiedo: con chi, quel re buono, sarà stato più severo? Non sapete rispondermi? Io ve lo dirò.
   Il più grande peccatore agli occhi del re fu colui che sobillò al male il proprio prossimo, per odio allo stesso che voleva ricacciare in tenebre di ignoranza ancor più fonde, per odio verso il figlio del re che voleva sconfiggere nella sua missione facendolo apparire incapace agli occhi del re e dei sudditi, per odio verso il re stesso perché, se l’amore dato al figlio è amore dato al padre, ugualmente l’odio dato al figlio è odio dato al padre. Dunque, il peccato di coloro che consigliavano male, con piena intelligenza di consigliare il male, era peccato di odio oltre che di menzogna, di odio premeditato, e quello di coloro che accettarono il consiglio credendolo buono era unicamente peccato di stoltezza.
   Ma voi ben sapete che è responsabile delle sue azioni chi è intelligente, mentre chi, per malattia o altra causa, è stolto, non è responsabile in proprio, ma sono i suoi parenti responsabili per lui. Per questo, sinché un fanciullo non è maggiorenne, è ritenuto irresponsabile, ed è il padre che risponde delle azioni del figlio. Perciò il re, che era buono, fu severo con i mali consiglieri intelligenti e benigno con gli ingannati da essi, ai quali mosse soltanto un rimprovero, quello di aver creduto a questo o a quel suddito prima di interrogare direttamente il figlio del re e sapere da lui quali erano veramente le cose da fare. Perché è soltanto il figlio del padre colui che sa realmente le volontà del padre suo.

   569.3Questa la parabola, o popolo di Silo. Di Silo in cui più volte nel corso dei secoli furono dati da Dio, dagli uomini, o da Satana, consigli di diversa natura, i quali fiorirono in bene se seguiti come consigli di bene, o respinti avendoli riconosciuti per consigli di male, e fiorirono in male se non furono accolti quando erano santi, o accolti quando erano malvagi.
   Perché l’uomo ha questa magnifica libertà di volere, e può volere liberamente il bene o il male, ed ha l’altro magnifico dono di un intelletto capace di discernere il bene e il male, e perciò non tanto il consiglio in se stesso, ma il modo con cui può venire accolto può dare premio o castigo. Ché se nessuno può proibire ai malvagi di tentare il loro prossimo per rovinarlo, nulla può interdire ai buoni di respingere la tentazione e di rimanere fedeli al bene. Lo stesso consiglio può nuocere a dieci e giovare ad altri dieci. Perché, se chi lo segue si nuoce, chi non lo segue giova alla sua anima.
   Perciò nessuno dica: “Ci dissero di fare”. Ma ognuno dica sinceramente: “Io ho voluto fare”. Avrete allora almeno il perdono che si dà ai sinceri. E se siete incerti sulla bontà del consiglio che ricevete, meditate prima di accettarlo e metterlo in pratica. Meditate invocando l’Altissimo, il quale non rifiuta mai le sue luci agli spiriti di buona volontà. E se la vostra coscienza, illuminata da Dio, vede anche un punto solo, piccolo, impercettibile, ma tale che non può essere in un’opera di giustizia, allora dite: “Io non farò questo, perché è giustizia impura”.

   569.4Oh! in verità vi dico che chi farà buon uso del suo intelletto e della sua libertà d’arbitrio e invocherà il Signore per vedere la verità delle cose, non sarà rovinato dalla tentazione, perché il Padre dei Cieli lo aiuterà a fare il bene contro tutte le insidie del mondo e di Satana.
   Ricordatevi[43] di Anna d’Elcana e ricordatevi i figli di Eli. L’angelo luminoso della prima aveva consigliato ad Anna di fare voto al Signore se l’avesse resa feconda. Il sacerdote Eli consiglia ai suoi figli di rientrare nella giustizia e di non peccare oltre contro il Signore. Eppure, sebbene alla pesantezza del­l’uomo sia più facile comprendere la voce di un altro uomo che non lo spirituale e insensibile eloquio (ai sensi fisici) del­l’angelo del Signore parlante allo spirito, Anna d’Elcana accoglie il consiglio, perché è buona e si tiene ritta al cospetto di Dio, e partorisce un profeta, mentre i figli di Eli, perché malvagi e lontani da Dio, non accolgono il consiglio del padre e muoiono puniti da Dio per morte violenta.

   569.5I consigli hanno due valori: quello della fonte dalla quale provengono, ed è già grande perché può avere conseguenze incalcolabili, e quello del cuore al quale sono dati. Il valore che dà ad essi il cuore, al quale vengono proposti, è valore non solo incalcolabile ma immutabile. Perché, se il cuore è buono e segue consiglio buono, dà al consiglio valore di opera giusta, e se non lo fa leva la seconda parte di valore allo stesso, che resta consiglio ma non opera, ossia merito solo per chi lo dà. E se il consiglio è malvagio e non viene accolto dal cuore buono, invano tentato con blandizie o con terrori a metterlo in pratica, acquista valore di vittoria sul Male e di martirio per fedeltà al Bene, e perciò prepara gran tesoro nel Regno dei Cieli.
   Quando perciò il vostro cuore è tentato da altri, meditate, mettendovi sotto la luce di Dio, se ciò può essere parola buona, e se, con l’aiuto divino che permette le tentazioni ma non vuole la vostra rovina, vedete che esso non è buona cosa, sappiate dire a voi stessi e a chi vi tenta: “No. Io resto fedele al mio Signore, e questa fedeltà mi assolva dai miei passati peccati e mi riammetta non fuori, presso le porte del Regno, ma dentro ai confini di esso, perché anche per me l’Altissimo ha mandato il Figlio suo per condurmi alla salvezza eterna”.
   Andate. Se alcuno ha bisogno di Me, voi sapete dove sono a riposo per la notte. Il Signore vi illumini».

[43] Ricordatevi quanto si narra in: 1 Samuele 1-2.