MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MINORE

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LIBRO DI AZARIA CAPITOLO 33


Sedicesima domenica dopo Pentecoste


29 settembre 1946

   Introito: Salmo 86 (85), 1.3.5.
   Orazione: La tua grazia, te ne preghiamo o Signore, sempre ci prevenga e ci accompagni, e ci renda continuamente occupati in opere buone.
   Epistola: Efesini 3, 13-21.
   Graduale: Salmo 98 (97), 1; 102 (101), 16-17.
   Vangelo: Luca 14, 1-11.
   Offertorio: Salmo 40 (39), 14-15.
   Segreta: Purificaci, te ne preghiamo o Signore, per la virtù del presente sacrificio e fa', nella tua misericordia verso di noi, che meritiamo di prendervi parte.
   Comunione: Salmo 71 (70), 16-18.
   Dopocomunione: Deh! Signore, purifica benigno e rinnova con i celesti sacramenti le nostre anime, in modo che ce ne venga per i nostri corpi un aiuto per il presente ed anche per il futuro.
  

   Dice Azaria:
   «Il Signore, che ti ha ammaestrato dalla tua fanciullezza e del Quale tu ricordi aver ricevuto soltanto amore, mi dice di considerare con te unicamente l'Epistola, per la tua debolezza e per non ripetere ciò che è ricordo di dolore. Tu e Dio avete parlato. Egli ti ordina di tenere per te soltanto ciò che ti ha detto. Ubbidiamo. Nell'Introito dovrei sfiorare l'argomento. Ma ormai tutto è detto. Tu sei convinta della bontà e misericordia di Dio. Egli sa i tuoi bisogni. Nulla più c'è da dire che non sia superfluo e penoso alla tua debolezza.
   Ma l'Apostolo è conforto ascoltarlo. Egli ti si rivolge con una parola di paterno maestro: "Io vi esorto a non perdervi d'animo per le tribolazioni che io soffro per voi e che sono la vostra gloria".
   Ecco, il tuo spirito dica alle tue membra, alla tua carne, ai tuoi organi consumati e languenti in sofferenza di morte: "Io vi esorto a non tremare per ciò che io soffro e che voi di riflesso soffrite. Perché questo mio soffrire, che è anche il vostro soffrire, è la cagione della vostra gloria".
   Di che brilleranno un giorno, il giorno eterno, i corpi dei santi? Delle sofferenze patite per la giustizia, per essersi affaticati per essa, per coltivarla in sé stessi, per darla ad altri, per essere stati perseguitati per questo lavoro.
   "Quelli che insegnarono a molti la giustizia brilleranno come stelle per tutta l'eternità", dice Daniele. E la Sapienza: "I giusti brilleranno, correranno come scintille per un canneto, e giudicheranno le nazioni, domineranno i popoli, e il Signore regnerà in essi per l'eternità".
   E che promette il Verbo nelle beatitudini? Gloria e luce, e appagamento e pace a quelli che piansero e soffrirono per fedeltà alla giustizia.
   Or dunque, posto che siete e corpo e anima, ed anzi la pesante legge della carne tende a predominare finché siete nell'esilio, ecco che proprio quelle carni, che furono macerate per volere dello spirito eroico e sopportarono tribolazione per riflesso al gran patire dello spirito, avranno gloria nell'eternità. Perciò giusto è far dire dal tuo spirito alla tua carne: "Non perderti d'animo a causa delle mie tribolazioni che io soffro anche per te, corpo mio, e che saranno la tua gloria futura ed eterna".
   E Paolo insegna cosa fare per ottenere il soprannaturale aiuto a corroborazione della creatura che è spirito e carne. "A questo fine piego il ginocchio dinanzi al Padre del Signor Nostro Gesù Cristo... perché vi conceda... [di essere] mediante lo Spirito di lui potentemente corroborati in modo che Cristo abiti per la fede in voi... e voi, radicati e fondati nella carità, possiate con tutti i santi comprendere... ciò che supera ogni scienza, ossia la carità di Cristo, perché siate ripieni di tutta la pienezza di Dio".
   Dio è Carità. Chi ha carità ha in sé Dio. Gesù Ss., te l'ho detto1, è il compendio della Carità dei Tre Divini. Perciò chi ha in sé Cristo è ripieno della pienezza di Dio.
   Nell'antica Legge, nel tempo antico, gli ebrei avevano il Padre che empiva della sua gloria il Tempio, e lo Spirito che dentro per dentro2 empiva di sé qualche creatura. Ma nel Tempo Nuovo, nell'èra di Cristo, i cristiani hanno non già la Prima o la Terza Persona. Ma hanno la completezza di Dio Uno e Trino in Gesù Cristo Signore Ss. Lo hanno per la Grazia e per i Sacramenti e specie per il Sacramento d'Amore nel quale, col Corpo, Sangue, Anima e Divinità del Verbo Incarnato, sono il Padre e il Paraclito inscindibili dalla Divinità della Seconda Persona per la sublime Unità dei tre Dei che sono Un sol Dio. A questa invisibile ma sensibile e attiva Presenza, a questo Infinito che si costringe in una minuscola parte del tutto3: in un uomo credente - e da questa carcere, dove soltanto l'amore lo costringe, opera e trasforma, poiché tutto Egli può fare, anche ciò che è al di sopra di tutto quanto l'uomo può domandare e fare e pensare, e desiderare, e di una nullità può fare una grandezza perché non la nullità, ma chi l'abita, opera con i suoi mezzi infiniti - vada la gloria che gli è dovuta e vada la fiducia di chi si sa sorretto da un Forte, guidato da un Sapiente che pari non ha. E in questa fiducia trovi pace il tuo spirito e forza il tuo corpo per la lotta gloriosa che raggiunge la Vita attraverso la preparazione del dolore e della morte.
   Gloria al Padre, al Figlio, allo Spirito Santo».


 1 te l'ho detto, nella lezione del 20 giugno (Corpus Domini). 

 2 dentro per dentro, espressione tipica degli scritti valtortiani, significa ogni tantodi tanto in tantoogni poco, come la scrittrice stessa la corregge qualche volta sulle copie dattiloscritte. 

 3 parte del tutto deve intendersi nel significato già spiegato in nota 17 e 45.