MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MINORE

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QUADERNI DEL 1944 CAPITOLO 274


6 marzo 1944

   Dice Giovanni:
   «Sono io. Anche di me non temere. Io sono carità. Tanto l’ho assorbita e tanto predicata, e tanto per ciò sono in Essa fuso, che sono carità che parla.
   Piccola sorella, noi lo possiamo dire[188]: “Le nostre mani hanno toccato il Verbo di vita perché la Vita s’è manifestata e noi l’abbiamo veduta e l’attestiamo”.
   Noi lo possiamo dire, noi che ripetiamo le parole che il nostro amore Gesù Cristo ci dice nella sua bontà che ogni bontà supera, e ci conduce in sentieri fioriti di cui ogni fiore è una verità e una beatitudine celeste.
   Noi lo possiamo dire, noi saturi come alveare fecondo della dolcezza che fluisce dalle labbra divine, da quelle labbra santissime che dopo aver spezzato il pane della dottrina alle turbe di Galilea, della Palestina tutta, hanno saputo consacrare il Pane per divenire Carne divina e spezzare Se stesso per nutrimento dello spirito dell’uomo. Quelle labbra innocentissime che tu hai visto[189] sanguinare e contrarsi e irrigidirsi nella Passione e nella Morte subite per noi.
   Noi lo possiamo dire: “Questo è il messaggio che noi abbiamo ricevuto da Lui e che vi annunziamo: Dio è Luce e in Lui non ci sono tenebre”. La sua Luce è in noi perché la sua Parola è Luce. Viviamo nella Luce e ne udiamo la celeste armonia.
   Vieni, piccola sorella. Ti voglio far udire l’armonia delle celesti sfere, l’armonia della luce, poiché il Paradiso è Luce. Essa trabocca e si spande dal Trino Splendore e invade di Sé tutto il Paradiso. Noi viviamo nella e della Luce. Essa è il nostro gaudio, il nostro cibo, la nostra voce.
   Canta il Paradiso con parole di luce. È la luce. Lo sfavillio della luce quello che fa questi accordi solenni, potenti, soavi, in cui sono trilli di bambini, sospiri di vergini, baci di amanti, osanna di adulti, gloria di serafini. Non son canti come quelli della povera Terra, in cui anche le cose più spirituali devono rivestirsi di forme umane. Qui è armonia di fulgori che producono suono. È un arpeggio di note luminose che sale e scende con variar di fulgori, ed è eterno e sempre nuovo, perché nulla si appesantisce di vecchiezza in questo eterno Presente.
   Ascolta questo indescrivibile concento e sta’ felice. Unisci il tuo palpito d’amore. È l’unica cosa che puoi unirvi senza profanare il Cielo. Sei ancora umana, sorella, e qui l’umanità non entra. Ma l’amore entra. Esso ti precede. Precede lo spirito tuo. Canta con esso. Ogni altro canto sarebbe stridere di insetto nel grande coro celeste. L’amore è già sospiro armonico nel dolce canto.
   La pace di Gesù, nostro amore, sia con te.»
   Padre, non posso descrivere la luminosità cantante che vedo e odo. Sono ebbra di questa bellezza, di questa dolcezza.
   Se un’immensa, sconfinata rosa, fatta di una luce rispetto alla quale quella di tutti gli astri e i pianeti è scintilla di focolare, smuovendo ad un vento d’amore i suoi petali desse suono, ecco qualcosa che potrebbe assomigliare a quanto vedo e odo, e che è il Paradiso tuffato nella luce d’oro della Trinità Ss. coi suoi abitanti di luce diamantina.
   Basta. Basta. Taccio, ché la parola umana è bestemmia quando tenta di descrivere l’eterna Bellezza di Dio e del suo Regno.

[188] possiamo dire, come in 1 Giovanni 1, 1-3 e, più sotto, in 1 Giovanni 1, 5.
[189] hai visto l’11-12 e il 18 febbraio.