MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MINORE

A A A

QUADERNI DEL 1944 CAPITOLO 290


9-19 aprile 1944

   …La mia nuda passione (9-4 … )

   I. Vedo unicamente S. Giuseppe che mi guarda con tanta pietà ma non parla. È nell’angolo solito opposto al mio letto (10-4).
   II. Vedo la Madonna vestita di bianco con il nastro azzurro come a Lourdes. Prega presso il lato destro del mio letto ma non parla. San Giuseppe invece si avvicina e mi carezza sul capo e dice: “Prega, figlia”. Obbedisco piangendo e sperando di nuovo (11-4).
   III. Uscendo da un sopore di 11 ore (undici ore) questa mattina alle sette sento il Signore mormorare una preghiera al Crocifisso come per dettarmela. Ma sebbene l’oda distintamente, non posso scriverla nello stato in cui sono e la mente esausta non la ritiene. Si perde dunque. Ma spero come prima sino a sera. Poi mi riprende il tormento e deliro furiosamente. Oh! l’inferno come è brutto! Resto così sino alle 3 antimeridiane, ora nella quale il Padre mi vuole comunicare. Si rifà la calma (12-4).
   IV. Gesù dice mentre prego (ore 10): “Ricòrdati quando ti parlai delle possessioni”256. Non posso ricordare nulla nello stato attuale. Gesù dice ma io non vedo nulla. Fra alti e bassi di tortura passo il giorno. Ma alle 12 mi prende un tale spasimo che deliro ancor più furiosamente del 12. Sono scomparsi tutti: Gesù, Maria, Giuseppe. Tutti!… Disperazione e desolazione (13-4).
   V. Dopo una notte inquieta, ho riposo all’alba. Ma mi risveglio per risentire la tortura. Non è il delirio ma ragione esasperante e fredda. Il Padre mi vuole comunicare. Io lo penso quasi sacrilegio tanto ho il cuore chiuso e ostile. La Comunione pacifica tutto lentamente, tanto che posso pregare di nuovo con gioia e odo Gesù – lo odo, non lo vedo – che mi dice: “Ora potresti descrivere la mia agonia del Getsemani”. Oh! se la potrei descrivere! Ma non lo farò mai, credo. Solo chi l’ha vissuta la può capire. Per gli altri sarebbe bestemmia. Sudato sangue? Mi meraviglio non sia rimasto morto contro quel masso. Schiacciato dal peso della prova inumana (14-4).
   VI. Quando penso che oggi, 15-4, non avrò la Comunione, mi sento accasciata. Mi pare già di non poter resistere e di ricadere in quel tormentare atroce… Sono le ore 1,40 antimeridiane. Sono sola perché Marta non c’è in casa questa notte. Se il tormento mi soverchia, come faccio? Io non sono padrona di me in quei momenti. Ho detto che non c’era bisogno che altri dormisse con me. Ma ho paura di me. Non di una crisi di cuore. Morire? Magari! Ma di una disperazione. Mi sento tanto male. Ho pregato per un’ora la Madonna Addolorata. Ora farò quello che domani non potrei fare di penitenza, quello che da martedì non ho più potuto fare. Ma devo lottare con il pensiero: “Mi sacrifico inutilmente”. Lo sento crescere e non voglio mi prenda. Voglio, a suon di sconfinata fiducia, pregare la Misericordia di Dio.
   Alle 11,10, mentre prego per vincere le opere del demonio su questa povera umanità (è tempo di allarme e le bombe cadono vicine), sento una voce che riconosco257 e ricordo, che mi dice una frase già detta a N. Signore: “Adorami ed io ti aiuterò in tutto e sempre. Sarai felice”. Rispondo: “No. Mai. Di mia volontà, mai. Se poi diverrò pazza per il dolore di esser respinta da Dio, allora potrò anche farlo. Ma finché ragiono, no. Tormentami, ma non cedo”. Questa nuova battaglia (e non può credere come fosse dolce la tentazione così come esso la presentava) mi conferma chi è la causa del mio attuale, grande soffrire. Noti che avevo in mano la croce. Ma che non ha paura neppure di quella, ora? Avevo sulle ginocchia le immagini della Madonna di Fatima e di S. Giuseppe. Ma che non ha più paura di niente? Un giorno Gesù mi ha detto: “Rispondi con le mie stesse parole”. Ho risposto: “Va’ indietro, Satana. Sta scritto: ‘Adorerai il Signore Iddio tuo e servirai Lui solo’”. Ma quanto dura questa prova? (15-4).
   VII. Ho riletto i dettati. È un balsamo. Ma sono proprio io che li ho ricevuti? E come posso ora non sentire più nulla di quella dolcezza? Ho letto “Gesù e i fanciulli”258 e ho pianto pensando alla mia gioia di quella sera, quando mi pareva che Gesù mi desse la sua mano da osservare. Come è lontano tutto ciò! Ora, prossima a morire, non ho più nulla di tanto bene. Più nulla. E ho paura. Mi sento sola. Sola fra le tentazioni e i pericoli. Ho paura. Sono stata ribelle, sono stata non rassegnata. Ho dispiaciuto a Dio, al mio Gesù! Non me lo perdono. Ma se Egli non mi aiuta in quest’ora orrenda per me, come posso uscirne vittoriosa da me sola? Soffro in un modo così completo e inumano che non vale parola a descriverlo. Non mi sento più protetta da Dio. Ho paura, paura! Paura di tutto. Paura della Terra e del Cielo. Paura di me e di Satana che mi vuole strappare a Dio. Paura… (16-4).
   VIII. E penso che oggi lei non c’è e non avrò la Comunione. Penso che d’ora in poi259 ciò sarà [un] fatto di tutti i giorni. Oh! mio Pane che eri la mia gioia e che ora ti perdo, che ora ti avrò tanto di rado! Come potrò, ora che muoio, stare senza di Te? (17-4).
   IX. Ieri sera, nella più grande desolazione per aver visto spez­zare anche l’ultimo filo di speranza che mi restava e che cercavo rendere infrangibile circondandolo di fede e di preghiera addo­lorate ma costanti, mi è apparso il Redentore nella sua veste di scherno datagli da Erode260, già flagellato e coronato di spine e a mani legate. Veniva verso di me guardandomi fissamente, dolo­rosamente. Il Redentore! Prima lo chiamavo con dolce affettuo­sità: “Gesù”. Ora lo chiamo: Signore. Lo chiamo: Dio. Lo chia­mo Redentore. Bei nomi. Ma troppo di etichetta. E chiamarlo “Gesù” con la confidenza di prima non posso più. Non ha par­lato. Mi lascia nella tortura senza darmi il minimo conforto. È troppo! Niente mi dà pace. Sento che la ragione vacilla (18-4).
   X. Oh! Dio! mi hai proprio abbandonata! Neppure riceverti mi porta pace. Dove sei? (19-4).

[256] ti parlai delle possessioni il 2 e 3 luglio 1943.
[257] una voce che riconosco, quella di Satana nella “visione” delle tentazioni a Gesù, scritta il 24 febbraio (capitolo 46 dell’opera maggiore): Matteo 4, 1-11; Marco 1, 12-13; Luca 4, 1-13.
[258] “Gesù e i fanciulli”, episodio scritto il 7 febbraio, è il capitolo 396 dell’opera maggiore. In quella “visione” la scrittrice ha toccato la mano di Gesù.
[259] d’ora in poi…, forse a causa dell’imminente sfollamento, come spiegheremo in nota al 24 aprile.
[260] datagli da Erode, in Luca 23, 11.