MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MINORE

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QUADERNI DEL 1944 CAPITOLO 288


8-9 aprile 1944

   Sera di Pasqua 1944

   Dice Gesù, e me lo dice così dolorosamente, ed è soggetto così penoso, che lo scrivo a parte253. Dice Gesù:
   «L’anno passato Io ti ho detto, ed è stato il primo dettato: “Il Padre è stanco, e a far perire la razza umana lascerà che si scatenino i castighi dell’Inferno”. Ho detto, era il Venerdì Santo: “Io verrei una seconda volta a morire per salvarli da una morte più atroce ancora… Ma il Padre non lo permette… Sa che sarebbe inutile… Oh! se gli uomini sapessero ancora volgersi a Me che sono la salvezza!”.
   Vi rimando a tutti i miei dettati antecedenti a quelli di quest’ultimo tempo. Ho parlato usando le profezie del Libro santo, spiegandovele, applicandole ai tempi d’ora, e se ho taciuto, poi, su questo tono, è perché ho compreso che era inutile ai fini del Bene e pericoloso perché quelle parole divine potevano divenire arma di tortura diabolica contro i miei servi che le udivano, le ripetevano, le diffondevano e le accoglievano. Ma il mio Pensiero, se anche non si esprime con la Parola, è quello e non muta.
   Maria, Io ti ho detto, alla fine del maggio passato: “Riguardo al futuro… Cosa vuoi sapere, povera anima?” (dettato del 31-5-43). “Ringrazia la mia Misericordia che, per ora, ti nasconde in buona parte la verità sul futuro”. Povera, povera anima!
   Un’altra volta ho detto: “Vorreste che apparissi e mi mostrassi… Ma, se anche mi mostrassi, dove è nei cuori quel tanto residuo di fede e rispetto che li farebbe curvare col volto a terra per chiedermi perdono e pietà?” (dettato del 5-6-43).
   Anche ora chiedete da Me un segno di potenza, il quale, per esser Potenza di un Santo – del Santo dei santi – dovrebbe essere punizione inesorabile, tremenda di un numero incalcolabile di persone, perché – ripeto ciò che ho detto mille volte254 – i grandi colpevoli sono perché la massa è tutta più o meno colpevole dello stesso peccare dei grandi.
   Ma Io – e te lo dico, povera anima alla quale ho dato di vedermi trionfante255 per infondere forza al tuo essere accasciato nella carne che muore e nello spirito desolato per la prova che hai patito e per gli orrori che ti circondano – ma Io non posso dare questo segno. Questo segno della Potenza mia. Mi è impossibile farlo. Non perché Dio abbia perduto la sua facoltà di fare. Nulla mi è impossibile come Dio. Ma è l’ora della potestà delle Tenebre. E gli uomini l’hanno spontaneamente voluta. Il regno del Male è già instaurato. Qualunque cosa Io facessi sarebbe resa nulla dalla volontà dell’uomo. Qualunque Bene sarebbe distrutto dal Male.
   Assisto impotente a questa corsa nella morte spirituale di tut­ta l’umanità. Non vi è mio dono, non mio beneficio, non mio ri­chiamo, non mio castigo che valga ad arrestare questo sponta­neo naufragio dell’umanità, da Me redenta, in Satana. Come toro infuriato, l’umanità atterra tutto: ragione, morale, fede, e va a dare di cozzo contro ciò che l’uccide. La mano profanatrice del­l’uomo si alza a nuovo delitto che non merita perdono. E il Pa­dre non vuole perdonare. Vi lascia perire come avete voluto.
   L’unica cosa che posso fare e faccio – e la faccio per pietà dei santi che, rari come fiori in un deserto, pregano ancora, pre­gano, non fanno protesta di consuetudine e ipocrisia – è di trat­tenere l’ira del Padre mio il quale, stanco dei delitti di una razza per la quale inutilmente il mio Sangue si è effuso, vuole, vuole, vuole esercitare la Giustizia su voi. E giustizia, poiché siete col­pevoli, vorrebbe dire castighi tremendi che la mia Misericordia non vuole dati in aggiunta a quelli che da voi vi date.
   Maria, so che ti ferisco e ti accascio. Ti eri sperata gioia dalla mia Pasqua. Rose dopo le spine. Sorrisi dopo le lacrime. Sei vittima. Restano le spine e le lacrime anche nel tempo pasquale, perché bisogna restare sulla croce per questa umanità perversa.
   Ti chiedo di restare sulla croce per Me. Salvare il mondo è stato il mio sogno. Salvare le anime la mia gioia. Il mondo è perduto a Dio, ma le anime si possono salvare ancora: coloro che hanno ancora un’anima, languente ma viva. Ti chiedo la carità per esse. È Gesù, mendicante d’amore nella sua veste di Risuscitato glorioso, che ti chiede quest’obolo di anime perché il suo Regno abbia ancora dei sudditi.
   Va’ in pace.»

   9-4-44 - Pasqua di Risurrezione

   Dice lo Spirito Santo:
   «Io sono il Consolatore. Io consolo coloro che lo sgomento accascia e l’oggi tortura. Io sono Quello che medica e addolcisce l’amarezza della Parola che parla la verità, la quale oggi è bene amara.
   In questo giorno che è il trionfo della Carità come il Natale ne è la più alta manifestazione – perché il Natale è l’inizio della Redenzione che è Carità operante, mentre la Pasqua è la Redenzione compiuta, la vittoria della Vita sulla Morte attraverso l’Amore sublimato all’olocausto volontario per darvi la Vita, e l’atto per cui fu possibile a Me di scendere in voi, risantificati dal Sangue di Dio-Figlio, per riunirvi a Dio-Padre con la Carità senza la quale Dio non può essere in voi e voi in Dio – Io vengo a dirti: confida ancora. Se anche tutto sembra perduto, confida. Se anche l’abisso del Male erutta i suoi demoni per straziare la Terra e fecondarla a generare l’Anticristo e l’abisso dei Cieli pare chiudersi per decreto del Padre da cui procediamo, Noi, il Verbo e lo Spirito, siamo ancora: operanti e amanti per salvarvi e difendervi. Io-Carità e il Verbo-Carità, Io-Santificazione e il Verbo-Redenzione non cessiamo l’Uno di effondere i meriti del suo Sangue, l’Altro i carismi del suo potere per il bene di voi.
   Confida. L’Amore ha sempre vinto.»

[253] lo scrivo a parte. Infatti il presente “dettato” è su un foglietto di quaderno di quattro facciate, inserito nel quaderno autografo e cucito con filo di cotone tra l’ultima pagina dello scritto che qui precede e la prima pagina del “dettato”, che segue, dello stesso giorno di Pasqua. Il primo dettato, cui si rimanda qui di seguito, è del 23 aprile 1943.
[254] ciò che ho detto mille volte, ma in modo esplicito il 24 luglio 1943 e il 28 marzo 1944.
[255] vedermi trionfante, nella “visione” del 10 gennaio.