MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MINORE

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QUADERNI DEL 1944 CAPITOLO 354


6 luglio 1944

   Per chi giudica umanamente io dovrei essere in stato di disgrazia. Invece da ieri sono in stato di grande grazia.
   Dopo aver subito l’infernale battaglia del 4 nel pomeriggio, e che ho voluto scrivere perché mi pareva giusto fosse scritta, ho pianto tanto. Ero proprio sfinita, spezzata. Nella notte l’orgasmo mi ha tratta dal sopore alle 3. Era molto che non mi accadeva più. Ho pianto ancora desolatamente. Credo si sia ancor più spostato il cuore.
   Poi ho pregato. Poi ho fatto le mie solite offerte. E arrivata a quella per Nennolina436 le ho detto: “Nennolina, dàlla tu a Gesù e digli che mi faccia tornare alla mia casa. Se lo dici tu, Egli ti ascolta… e tu puoi capire, tu che sei stata tanto inferma, cosa è il soffrire di una inferma”.
   E Nennolina mi è apparsa. Biancovestita, alta quasi quanto Marta, coi suoi occhioni pensosi e fulgenti, sorridente, luminosa, una cintura di luce al costato, là dove era la grande ferita.
   “Sei tu?” ho chiesto.
   Mi ha risposto con un sorriso di bambina felice.
   “Sei molto felice?!”.
   Altro sorriso di assenso.
   “E la gambina?”.
   Nennolina ha parlato: “Non serve più. Qui, dove sono, non serve più nulla. Basta l’amore”. E con atto proprio di bambina ha fatto una mezza piroetta su se stessa, ridendo con tutti i dentini.
   “Mi vuoi bene, Nennolina?”.
   Un sorriso d’assenso.
   “Ricordati di dire a Gesù che la povera Maria non ha che Lui e che spera in Lui solo”.
   Un sorriso e un addio e la forma si dissolve in luce.
   Dopo viene Gesù con quei due dettati e stamane, dopo una notte di sopore quieto, consolato dalle carezze divine, ecco il dettato sublime437. E anche umanamente sono contenta… perché sono ancora una donna e ho avuto oggi “un fiore” come dice Gesù. “Una piccola cosa per un… grande spirito” come dice Gesù.
   Grande? Grande il mio? No!!! Ma uno spirito che tende a crescere per piacere a Dio. A Lui solo.
   Ebbene, ho avuto una piccola cosa: un fiore di amore umano, e mi ha fatto tanto bene sulla povera mia umanità scorticata. Tutta scorticata e percossa sulle lacerazioni da fasci di ortiche… Perciò in me sono in gioia spirito e umanità.
   Oh! benedetto Signore che hai avuto pietà della tua povera Maria… Ma il Maestro mio mi fa capire che tale pietà vi è stata perché ieri l’altro ho saputo essergli fedele e non ricorrere a menzogna servendo Satana.
   Queste pagine saranno lette da Paola, Peppino438, Marta e P. Migliorini, se lo vedrò ancora. E basta. Così vuole il Maestro.

[436] Nennolina, di cui si parla nel primo “dettato” del 14 giugno.
[437] il dettato sublime potrebbe essere il grande regalo promesso il giorno prece–dente. Si tratta, comunque, dell’Ora del Getsemani, un “dettato” di ventotto pagine autografe, scritto il 6 luglio 1944 su un quadernetto a sé stante e rimasto a lungo inedito. Rinvenuto infine tra le carte valtortiane, lo abbiamo pubblicato nel volumetto intitolato “Preghiere”.
[438] Peppino dovrebbe corrispondere a Giuseppe Belfanti, padre di Paola (nota al 2 gennaio). Il suo nome sembra inserito successivamente dalla scrittrice, che ha steso lo scritto del 6 luglio su foglietti che poi ha cucito tra le pagine autografe del quaderno.