MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MINORE

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QUADERNI DEL 1944 CAPITOLO 393


27 agosto 1944

   Una singolare tentazione.
   Ripensavo ad un discorso di Paola che aveva detto: “Quando leggo queste cose (le visioni) mi pare di esser trasportata in un altro mondo… di leggere delle fiabe di Paradiso… qualcosa di così bello che poi mi resta dentro come una luce…”.
   E il Tentatore mi dice: “Ci tenevi tanto a pubblicare il tuo libro579 per utile e per orgoglio. Non lo puoi più fare perché il Maestro ti sottrae tutto il tempo, e le malattie la forza. Per avere questa soddisfazione, giusta in fondo, specie a te che hai avuto tutto negato, perché non fai pubblicare le belle visioni che hai? Si scrivono tante cose di fantasia, perciò inesatte, su quanto è vita di Dio e dei suoi santi. Perché non contribuisci a farlo conoscere con verità? Ne avresti onore ed utile e faresti del bene servendo il Bene”.
   Ma le studia proprio tutte, sa? L’ho mandato… a casa sua, e non credo di aver fatto male, perché… peggio per lui se sta al­l’Inferno.
   Ma, scherzo a parte, guardi un poco che giravolte prende per farmi agire con scorrettezza o con peccato! Visto che da mesi e mesi come carne è morta alla sua opera, si volge e rivolge allo spirito580, prima a Viareggio nei giorni maledetti: “Adorami e ti farò felice”, e poi ai primi di luglio al cuore: “Altera le parole del Maestro, dinne di tue imitando lo stile per ottenere lo scopo di piegare uno che ti è spiaciuto”, e ora alla mente: “Usa di questi doni per averne lode umana”.
   Povero disgraziato! Se ammattisco non rispondo di me. Ma se il cervello mi sta a posto, con l’aiuto del mio Signore, non ci cascherò in questi errori. Sono cose sacre. Nessuno come io che le ricevo lo può dire con la certezza che ne ho, e mi parrebbe sacrilego usarle per motivo di lucro e di superbia umana. Che siano usate per i poveri fratelli, sì, ne sono lieta, e vorrei che andassero per tutto il mondo, suonando a raccolta e riunendo tanti sotto la Luce. Ma io non voglio, assolutamente non voglio farne di esse un commercio e un motivo di nomea.
   Maria Valtorta non è più. Assorbita dalla Volontà, non vive che come anima, nella anonimità beata che accomuna tanti santi del Cielo in una sola classifica: i santi. Oh! se, come spero, Gesù mi aprirà il suo Paradiso, neppure allora vorrò esser conosciuta dal mondo! Sono il piccolo Giovanni, il portavoce. Voglio esser nota coi nomi che mi ha messo Gesù: un essere umanamente irreale, perciò. L’essere reale è scomparso agli occhi del mondo e per nessun motivo voglio sia sollevato il velo che mi cela.
   Temo più questo che un pericolo personale. Se un ladro entrasse a spogliarmi di quel poco che ho ancora, mi darebbe meno dolore di quanto mi darebbe colui che entrasse da ladro nel mio segreto e mi spogliasse del mio essere ignota al mondo, additandomi al mondo come colei che Dio benefica delle sue parole.
   Delle volte sono tentata a chiedere a Dio salute fisica non per non soffrire più. Ma per poter entrare in un Carmelo o in una Trappa e morire assolutamente agli occhi del mondo per vivere, protetta dalle ferree grate e dalla regola austera, unicamente, e in sicurezza, la mia missione.
   
   [In data 28 agosto è stato scritto, sul quaderno “tutto nuovo”, il capitolo 6 dell’opera L’EVANGELO]

[579] libro di cui parla nell’Autobiografia, verso la fine del primo capitolo della parte
[580] allo spirito il 15 aprile, al cuore il 4 luglio.