MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MINORE

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QUADERNI DEL 1944 CAPITOLO 444


13 dicembre 1944

   S. Lucia, tanto pregata perché mi portasse il regalo del ritorno, mi porta invece una celestiale visione che si inizia mentre con Marta dico il Rosario e le preghiere di Fatima.
   Un cielo notturno gremito di stelle. Un bel cielo orientale di uno zaffiro quasi nero tutto a grappoli di luminosi astri. Un paesaggio notturno, dormente nella notte. Casette bianche, tutte chiuse e silenziose. Sul davanti ce ne è una, quasi quadrata, con la sua terrazza e la sua specie di cupoletta così nitida che potrei, se fossi capace, disegnarla nei più minuti particolari. Il paesaggio è lievemente mosso, come fosse su una dolce conca fra colline.
   Dal cielo scende una teoria d'angeli di un candore luminoso, incorporei eppure sensibilissimi all'umano vedere. Bellissimi. Fanno una curva, dirigendosi dal cielo verso terra, verso la cittadina quieta e addormentata, e la notte si fa più luminosa per la luce dei corpi angelici. I due primi, bellissimi sopra ogni dire, scendono ratti, senza però muover ala, le mani incrociate sul petto, il volto reclino verso la cittadina e sfavillante d'amore soprannaturale. Dietro, tutti gli altri. Un numero non calcolabile!…
   Non so se col fendere dell'atmosfera o se per palpito d'amore facevano musica. Forse l'una e l'altra cosa insieme la producevano. Certo non era canto materiale, per cui sono usate parole, corde vocali, ugole e arte. E, per essere cosa soprannaturale, era infinitamente, indescrivibilmente bella… Non posso [non] ritenere questo canto non umano. Ne ho pieno il cuore ed esaltato lo spirito, si annulla per esso ogni mia pena, ma non posso ripeterne neppure una nota. Penso, e non so perché, a quel canto che il mio S. Giovanni dice1 sarà cantato solo da coloro che seguiranno l'Agnello, dai 144.000 salvati che non si sono sporcati col senso…
   La candida, armoniosa, celeste coorte, passa e ripassa nella sua parabola che unisce la Terra al Cielo. Io li vedo scomparire dopo aver sfiorato la Terra e poi tornare a scendere come facessero una ruota di voli dal trono di Dio alla cittadina…
   …e Gesù mi dice, ma dice solo, senza apparirmi: "Ecco, al tuo soffrire sia dato il primo conforto del tempo di Natale: il canto che empì gli orizzonti la notte che mi vide nascere. Gli angeli cantano, col loro amore, il 'Pace in terra agli uomini di buona volontà'. La pace a te cantano2. Godine. Ti benedico".
   Ed io – aggiungo ora, ossia 24 ore dopo, la sera del 14 dicembre – sono ancora beata per questa fulgente e pacifica e armoniosa visione angelica… e sono anche in una gioia, minore ma sempre gioia, perché nel mio brevissimo sonno ho sognato qualcosa di festoso, come una promessa che aveva a termine il periodo di 10 giorni. Non ricordo su che e da chi fatta, perché Toi3 mi ha svegliata così di soprassalto che non ho potuto vedere il seguito né ricordare con esattezza. Ma non so… ho in cuore anche questa scintilla di gioia.
   Non dica: "Ma questa ora mi crede ai sogni?". Purtroppo, lo vede da sé che quelli del 22, 24, 26 e 28 novembre sono più che convalidati dai fatti. Lo so per esperienza come mi si sia annunciato il futuro, sin da piccina, nel sonno.
           


   dice in Apocalisse 7, 4.
           
   2 cantano, come in Luca 2, 13-14.
           
   3 Toi era il nome della sua cagnetta.