MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MAGGIORE

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VOLUME I CAPITOLO 75



LXXV. Gesù ritrova i pastori Elia e Levi

   11 gennaio 1945.

   75.1Le alture si fanno molto più alte e selvose di quelle di Betlemme e salgono sempre più, in una vera catena di monti.
   Gesù sale avanti a tutti, spingendo lo sguardo avanti, intorno, come a cercare qualcosa. Non parla. Ascolta più le voci delle selve che quelle dei discepoli, arretrati di qualche metro da Lui e parlottanti fra loro.

   Un campano suona lontano, ma il vento porta il dindolare della campanella. Gesù sorride. Si volge: «Sento delle pecore», dice.
   «Dove, Maestro?».
   «Mi sembra verso quel poggio. Ma il bosco non mi fa vedere».
   Giovanni non fa parole. Si leva l’abito — il mantello lo hanno tutti a tracolla, arrotolato, perché sono accaldati — e con la sola tunichella corta abbraccia un tronco alto e liscio, che direi di un frassino, e sale, sale… sinché vede. «Sì, Maestro. Molti greggi e tre pastori là, dietro quel folto». Scende e vanno sicuri.
   «Saranno, poi, loro?».
   «Chiederemo, Simone, e se loro non sono ci diranno qualcosa… Si conoscono fra loro».
   Ancora circa un centinaio di metri, poi ecco un largo pascolo verde, tutto contornato da grosse piante annose.

   75.2Molte pecore sono sul prato ondulato e brucano l’erba folta. Tre uomini le guardano. Uno è vecchio, già tutto canuto, gli altri sono uno sui trenta, l’altro sulla quarantina, circa.
   «Sta’ attento, Maestro. Sono mandriani…», consiglia Giuda vedendo che Gesù affretta il passo.
   Ma Gesù non risponde neppure. Va, alto, bello, col sole occiduo in faccia, nella sua veste bianca. Pare un angelo, tanto è luminoso…
   «La pace sia con voi, amici», saluta quando è sul limite del prato.
   I tre si volgono stupiti. Un silenzio. Poi il più vecchio chiede: «Chi sei?».
   «Uno che ti ama».
   «Saresti il primo da molti anni. Da dove vieni?».
   «Dalla Galilea».
   «Dalla Galilea? Oh!». L’uomo lo guarda attento. Anche gli altri si sono fatti vicini. «Dalla Galilea», ripete il pastore e aggiunge piano, come per sé stesso: «Anche Egli era veniente dalla Galilea… Da che luogo, signore?».
   «Da Nazareth».
   «Oh! dimmi, allora. È più tornato un bambino, con una donna di nome Maria e un uomo di nome Giuseppe, un bambino bello ancor più di sua madre, che fiore più vago mai vidi sulle pendici di Giuda? Un bambino nato a Betlem di Giuda, al tempo dell’editto? Un bambino fuggito poi, per grande fortuna del mondo. Un bambino che darei la vita per saperlo proprio vivo e uomo ormai!».
   «Perché dici che è stata grande fortuna del mondo l’esser fuggito?».
   «Perché Egli era il Salvatore, il Messia, e Erode lo voleva morto. Io non c’ero quando Egli fuggì col padre e la madre… Quando seppi della strage e tornai… — perché anche io avevo dei figli (singhiozzo), signore, e una donna… (singhiozzo) e li sentivo uccisi (altro singhiozzo), ma, ti giuro per il Dio d’Abramo, di Lui tremavo più che per la mia stessa carne — lo seppi fuggito e neppur potei chiedere; neppur potei raccogliere le mie creature sgozzate… A colpi di pietra come un lebbroso, come un immondo, come un assassino sono stato preso… e ho dovuto fuggire nei boschi, far la vita di un lupo… finché trovai un padrone. Oh! non è più Anna… È duro e crudele… Se una pecora si scoscia, se il lupo mi preda un agnello, o esser bastonato a sangue o levarmi il poco guadagno, lavorare nei boschi per altri, far qualche cosa, ma pagare, il triplo sempre del valore. Ma non importa. Ho sempre detto all’Altissimo: “Fammi vedere il tuo Messia, fammi almeno sapere che è vivo, e tutto è nulla”. Signore, ti ho detto come sono stato trattato dai betlemmiti e come sono trattato dal padrone. Avrei potuto rendere male per male, o fare il male, rubando, per non soffrire col padrone. Ma non ho voluto che perdonare, soffrire, essere onesto, perché gli angeli hanno detto: “Gloria a Dio nei Cieli altissimi e pace in Terra agli uomini di buona volontà”».
   «Proprio così dissero?».
   «Sì, signore, credilo tu, tu almeno che sei buono. Conosci tu almeno, e credilo, che il Messia è nato. Nessuno lo volle più credere. Ma gli angeli non mentono… e noi non si era ebbri come dissero. Questo, vedi, era un fanciullo allora, e vide per primo l’angelo. Non beveva che latte. Può il latte fare ebbri? Gli angeli hanno detto: “Oggi nella città di Davide è nato il Salvatore che è Cristo, il Signore. E lo riconoscerete da questo. Troverete un Bambino a giacere in una mangiatoia, avvolto nelle fasce”».
   «Così proprio dissero? Non avete inteso male? Non vi sbagliate, dopo tanto tempo?».
   «Oh! no! Vero, Levi? Per non dimenticare — già non avremmo potuto, perché erano parole di Cielo e si scrissero col fuoco del Cielo nei nostri cuori — tutte le mattine, tutte le sere, quando il sole sorge, quando brilla la prima stella, noi le diciamo per preghiera, per benedizione, per forza e conforto, col nome di Lui e della Madre».
   «Ah! dicevate: “Cristo”?».
   «No, signore. Diciamo: “Gloria a Dio nei Cieli altissimi e pace in Terra agli uomini di buona volontà, per Gesù Cristo che è nato da Maria in una stalla di Betlemme e che, avvolto in fasce, era in una mangiatoia, Egli che è il Salvatore del mondo”».

   75.3«Ma insomma, voi chi cercate?».
   «Gesù Cristo, Figlio di Maria, il Nazareno, il Salvatore».
   «Sono Io». Gesù sfavilla nel dirlo, manifestandosi a questi suoi tenaci amatori. Tenaci, fedeli, pazienti.
   «Tu! Oh! Signore, Salvatore, Gesù nostro!». I tre sono a terra e baciano i piedi di Gesù, piangendo di gioia.
   «Alzatevi. Alzati, Elia, e tu, Levi, e tu che non so chi sia».
   «Giuseppe, figlio di Giuseppe».
   «Questi sono i miei discepoli Giovanni, galileo, Simone e Giuda, giudei».
   I pastori non sono più faccia a terra ma, ancora sui ginocchi, abbandonati all’indietro sui calcagni, adorano il Salvatore con occhi d’amore, labbra che tremano di emozione, volti sbiancati o arrossati dalla gioia.
   Gesù si siede sull’erba.
   «No, Signore. Sull’erba Tu no, Re di Israele».
   «Lasciate, amici. Sono povero. Un legnaiolo, per il mondo. Ricco solo d’amore per il mondo, e dell’amore che i buoni mi dànno. Sono venuto per stare con voi, spezzare con voi il pane della sera, dormire al vostro fianco sul fieno, prendere conforto da voi…».
   «Oh! conforto! Noi siamo rozzi e perseguitati».
   «Anche Io perseguitato. Ma voi mi date ciò che cerco: amore, fede e speranza che resiste per anni e dà fiore. Vedete? Mi avete saputo attendere, credendo senza dubbi che ero Io. E Io sono venuto».
   «Oh! sì! Sei venuto. Ora, anche se muoio, non ho niente più che mi dia pena di cosa sperata e non avuta».
   «No, Elia. Tu vivrai fino a dopo il trionfo del Cristo. Tu, che hai visto la mia alba, devi vedere il mio fulgore.

   75.4E gli altri?
   Eravate dodici: Elia, Levi, Samuele, Giona, Isacco, Tobia, Gionata, Daniele, Simeone, Giovanni, Giuseppe, Beniamino. Mia Madre mi diceva sempre i vostri nomi. Come dei miei primi amici».
   «Oh!». I pastori sono sempre più commossi.
   «Dove sono gli altri?».
   «Il vecchio Samuele morto, per età, da vent’anni. Giuseppe ucciso per aver combattuto sulla porta del chiuso, dando tempo alla sposa, madre da poche ore, di fuggire con costui che io ho raccolto per amore dell’amico e per… e per avere ancora dei bambini intorno. Anche Levi ho preso meco… Era perseguitato. Beniamino è pastore sul Libano con Daniele. Simeone, Giovanni e Tobia, che ora si fa chiamare Mattia a ricordo del padre, anche lui ucciso, sono discepoli di Giovanni. Giona è nel piano di Esdrelon, a servizio di un fariseo. Isacco è con le reni spezzate, in miseria assoluta, e solo, a Jutta. Lo aiutiamo come possiamo… ma siamo tutti percossi e sono gocce di rugiada in un incendio. Gionata è ora servo di un grande di Erode».
   «Come avete potuto, specie Gionata, Giona, Daniele e Beniamino, esser a questi servizi?».
   «Mi ricordai di Zaccaria, tuo parente… Mi ci aveva mandato la Madre. E quando ci trovammo nelle gole della Giudea, fuggiaschi e maledetti, li guidai a lui. Fu buono. Ci protesse, ci sfamò. Ci cercò padrone. Come poté. Io avevo già avuto preso tutto il gregge di Anna dall’erodiano… e sono rimasto con lui…[158] Fatto uomo il Battista e principiato a predicare, Simeone, Giovanni e Tobia andarono con lui».
   «Ma ora il Battista è prigioniero».
   «Sì. Ed essi sono di ronda presso Macheronte, con un pugno di pecore, per non dare sospetti, date da un ricco, discepolo di Giovanni tuo parente».
   «Vorrei vederli tutti».
   «Sì, Signore. Andremo a dir loro: “Venite. Egli è vivo. Egli ci ricorda e ama”».
   «E vi vuole fra i suoi amici».
   «Sì, Signore».
   «Ma per primo andremo da Isacco. E Samuele e Giuseppe dove sono sepolti?».
   «Samuele a Ebron. Restò a servizio di Zaccaria. Giuseppe… non ha tomba, Signore. Fu arso con la casa».
   «Non fra le fiamme dei crudeli, ma fra le fiamme del Signore, nella gloria, presto sarà. Io ve lo dico; a te, Giuseppe figlio di Giuseppe, lo dico. Vieni, che Io ti baci per dir grazie al padre tuo».
   «E i miei bambini?».
   «Angeli, Elia. Angeli che ripeteranno il “Gloria” quando il Salvatore sarà coronato».
   «Re?».
   «No. Redentore. Oh! corteo di giusti e santi! E sul davanti le falangi bianche e porporine dei pargoli martiri! E, aperte le porte del Limbo, ecco che saliremo insieme al Regno che non muore. E poi voi verrete e ritroverete padri, madri e figli nel Signore! Credete».
   «Sì, Signore».
   «Chiamatemi Maestro.

   75.5La sera scende, la prima stella nasce. Di’ la tua preghiera prima della cena».
   «Non io. Tu».
   «Gloria a Dio nei Cieli altissimi e pace in Terra agli uomini di buona volontà, che hanno meritato di vedere la Luce e di servirla. Il Salvatore è fra loro. Il Pastore della stirpe regale è fra il suo gregge. La Stella del mattino è sorta. Giubilate, o giusti! Giubilate nel Signore. Lui che ha fatto la volta dei cieli e li ha seminati di stelle, Lui che ha messo a limite delle terre i mari, Lui che ha creato i venti e le rugiade, e regolato il corso delle stagioni per dare pane e vino ai figli suoi, ecco che più alto Cibo ora vi manda: il Pane vivo che scende dal Cielo, il Vino dell’eterna Vite. Venite, voi, primizie dei miei adoratori. Venite a conoscere il Padre in verità per seguirlo in santità e averne eterno premio».
   Gesù ha pregato in piedi con le braccia stese, mentre discepoli e pastori stanno in ginocchio.
   Poi viene dato pane e una scodella di latte appena munto, e dato che tre sono le ciotole, o zucche svuotate, non so, prima mangiano Gesù, Simone e Giuda. Poi Giovanni, al quale Gesù passa la sua tazza, con Levi e Giuseppe; ultimo mangia Elia.
   Le pecore non brucano più, si riuniscono in gran gruppo serrato in attesa di esser condotte forse al loro chiuso. Ma vedo invece che i tre pastori le conducono nel bosco, sotto una rustica tettoia di rami recinta da funi. Loro si dànno da fare a preparare del fieno per letto a Gesù e discepoli. Vengono accesi dei fuochi, forse per le bestie selvatiche.
   Giuda e Giovanni, stanchi, si sdraiano e dopo poco dormono. Simone vorrebbe far compagnia a Gesù. Ma dopo poco dorme lui pure, seduto sul fieno e col dorso addossato a un palo.

   75.6Restano svegli Gesù coi pastori. E parlano: di Giuseppe, di Maria, della fuga in Egitto, del ritorno… E poi, dopo queste domande d’amore, ecco le domande più alte: che fare per servire Gesù? Come lo potranno, loro, rozzi pastori?
   E Gesù istruisce e spiega: «Ora Io vado per la Giudea. Voi sarete sempre tenuti informati dai discepoli. Poi vi farò venire. Riunitevi, intanto. Fate che l’uno sappia dell’altro, e di questo mio essere nel mondo, come Maestro e Salvatore. Come potete, fatelo sapere. Non vi prometto che sarete creduti. Dileggio Io ho avuto e percosse. Voi pure le avrete. Ma, come avete saputo esser forti e giusti in questa attesa, siatelo più ancora ora che siete miei. Domani andremo verso Jutta. Poi a Ebron. Potete venire?».
   «Oh! sì! Le strade sono di tutti ed i pascoli sono di Dio. Solo Betlemme ci è interdetta dall’odio ingiusto. Gli altri paesi sanno… ma ci scherniscono solo chiamandoci “beoni”. Perciò poco potremo fare qui».
   «Vi chiamerò altrove. Non vi abbandonerò».
   «Per tutta la vita?».
   «Per tutta la mia vita».
   «No. Prima morirò io, Maestro. Sono vecchio».
   «Lo credi? Non Io. Uno dei primi volti che vidi fu il tuo, Elia. Uno degli ultimi sarà. Porterò meco nella pupilla il tuo volto sconvolto dal dolore per la mia morte. Ma poi sarà il tuo a portare nel cuore il radioso di un mattino trionfale, e con quello aspetterai la morte… La morte: l’incontro eterno col Gesù che hai adorato piccino. Anche allora gli angeli canteranno il Gloria: “per l’uomo di buona volontà”».
   Non sento più nulla, la dolce visione si offusca. Finisce.

[158] Io avevo già avuto preso tutto il gregge di Anna dall’erodiano... e sono rimasto con lui..., significa: Il gregge che io pascolavo per conto di Anna era stato preso dall’erodiano, e perciò sono passato al servizio di costui.