MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MAGGIORE

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VOLUME II CAPITOLO 96



XCVI. Gesù risponde all'accusa di aver guarito in sabato la Bella di Corazim.

   3 febbraio 1945.

   96.1 Gesù è a Betsaida. Parla stando ritto sulla barca che lo ha ivi portato e che è quasi arenata sulla riva, tenuta legata ad un palo di un moletto rudimentale. Molta gente, seduta a semicerchio sulla rena, lo ascolta. Gesù ha appena iniziato il suo discorso.
   «… e qui vedo che mi amate anche voi di Cafarnao, voi che mi avete seguito, trascurando commerci e comodi pur di udire la parola che vi ammaestra. So anche che, più che trascuranza di commerci e perciò danno alla vostra borsa, questo vi porta derisione e può portarvi danno anche sociale. Lo so che Simone, Eli, Uria e Gioacchino sono a Me contrari. Oggi contrari, domani nemici. E vi dico – perché Io non inganno nessuno, né voglio ingannare voi, miei amici fedeli – che per nuocere a Me, per darmi dolore, per vincermi coll’isolarmi, essi, i potenti di Cafarnao, useranno tutti i mezzi… Insinuazioni come minacce, derisioni come calunnie. Tutto userà il Nemico comune per strappare anime al Cristo e farsene prede. Io vi dico: chi persevererà sarà salvo; ma anche vi dico: chi ha più amore alla vita e al benessere che alla salute eterna è libero di andare, di lasciarmi, di occuparsi della piccola vita e del transitorio benessere. Io non trattengo nessuno.

   96.2 L’uomo è essere libero. Io sono venuto a liberare vieppiù l’uomo. E dal peccato, e ciò per lo spirito. E dalle catene di una religione svisata, oppressiva, che soffoca sotto fiumi di clausole, di parole, di precetti, la vera parola di Dio, netta, breve, luminosa, facile, santa, perfetta. La mia venuta è vaglio delle coscienze. Io raccolgo il mio grano sull’aia e lo batto colla dottrina di sacrificio e lo crivello col crivello della sua stessa volontà. La pula, le saggine, le vecce, le zizzanie voleranno via leggere e inutili, cadranno pesanti e nocive e saranno pasto ai volatili, e nel mio granaio entrerà solo il grano eletto, puro, solido, buono. Il grano: i santi.
   Una sfida è corsa da secoli fra l’Eterno e Satana. Satana, inorgoglito dalla prima vittoria sull’uomo, ha detto a Dio: “I tuoi creati saranno per sempre miei. Nulla, neppure il castigo, neppure la Legge che loro vuoi dare li farà capaci di guadagnarsi il Cielo, e questa tua Dimora da cui mi hai cacciato, cacciato me, l’unico intelligente fra i tuoi creati, ti rimarrà vuota, inutile, triste come tutte le cose inutili”. E l’Eterno rispose al Maledetto: “Questo ancor potrai sinché il tuo veleno è solo a regnare nell’uomo. Ma Io manderò il mio Verbo, e la sua parola neutralizzerà il tuo veleno, sanerà i cuori, li guarirà dalla demenza di cui li hai macchiati o[27] insatanassati, ed essi torneranno a Me. Come pecore che sviate ritrovano il pastore, essi torneranno al mio Ovile, e il Cielo sarà popolato. Per essi l’ho fatto. E tu digrignerai i tuoi orridi denti per rabbia impotente, là nel tuo orrido regno, prigione e maledetto, e su te verrà ribaltata dagli angeli la pietra di Dio e sigillata, e tenebre e odio saranno teco e coi tuoi, mentre luce e amore, canto e beatitudine, e libertà infinita, eterna, sublime, sarà dei miei”. E Mammona con risata di scherno ha giurato: “E sulla mia Geenna io giuro che quando sarà l’ora io verrò. Sarò onnipresente presso gli evangelizzati, e vedremo se io o Tu saremo vincitori”.
   Sì, che Satana vi insidia per vagliarvi. Ed Io pure vi circuisco per vagliarvi. I contendenti sono due: Io e lui. Voi nel mezzo. Il duello dell’Amore con l’Odio, della Sapienza con l’Ignoranza, della Bontà col Male è su voi e intorno a voi. A stornare i colpi malvagi su voi, Io basto. Mi frappongo fra l’arma satanica e il vostro essere, e accetto di esser ferito in vostra vece perché vi amo. Ma i colpi all’interno di voi, voi li dovete stornare con la vostra volontà, correndo verso di Me, mettendovi nella mia Via che è Verità e Vita. Chi non è voglioso di Cielo non avrà il Cielo. Chi non è atto ad esser discepolo del Cristo sarà pula leggera che il vento del mondo seco trasporta. Chi è nemico del Cristo è seme nocivo che rinascerà nel regno satanico.

   96.3 Io so perché siete venuti, voi di Cafarnao. E tanto ho la coscienza pura del peccato che mi si addebita, e in nome del quale inesistente peccato mi si mormora dietro, insinuandovi che udirmi e seguirmi è complicità col peccatore, che non temo di rendere nota la ragione a questi di Betsaida.
   Fra voi, cittadini di Betsaida, vi sono degli anziani che non hanno dimenticato, per diverse ragioni, la Bella di Corazim. Vi sono uomini che con essa peccarono, vi sono donne che per essa piansero. Piansero e – oh! ancor non ero venuto a dire: “Amate chi vi nuoce”! – piansero e poi giubilarono quando la seppero morsa dalla putredine, trasudata dalle sue viscere impure all’esterno del suo splendido corpo, figura di quella lebbra più grave che le aveva roso l’anima di adultera, omicida e meretrice. Adultera settanta volte sette, e con chiunque avesse nome “uomo” e avesse denaro. Omicida sette volte sette dei suoi concepimenti bastardi; meretrice per vizio e neppur per bisogno.
   Oh! vi capisco, mogli tradite! Comprendo il vostro giubilare quando vi fu detto: “Le carni della Bella sono più fetide e sfatte di quelle di una carogna giacente nel fosso di una via maestra, preda ai corvi ed ai vermi”. Ma vi dico: sappiate perdonare. Dio ha fatto le vostre vendette, e poi Dio ha perdonato. Perdonate voi pure. Io l’ho perdonata anche in nome vostro, perché vi so buone, o donne di Betsaida che mi salutate col grido: “Benedetto l’Agnello di Dio! Benedetto Colui che viene in nome del Signore!”. Se sono Agnello, e tale mi conoscete, se ven go fra voi, Io Agnello, voi dovete divenire tutte pecore mansuete, anche quelle che un lontano, ormai lontano dolore di sposa tradita, fa con istinti di fiera che difende il suo nido. Non potrei rimanere fra voi se tigri e iene foste, Io che Agnello sono.
   Colui che viene nel Nome santissimo di Dio a raccogliere giusti e peccatori per portarli al Cielo, è andato anche dalla pentita e le ha detto: “Sii mondata. Va’ ed espia”. Questo l’ho fatto in sabato. E di questo mi si accusa. Accusa ufficiale. La seconda è di aver avvicinato una meretrice. Una che fu meretrice. Ora non era che un’anima piangente sul suo peccato.
   Ebbene, Io dico: l’ho fatto e lo farò. Portatemi il Libro, scrutatelo, studiatelo, svisceratelo. Trovate, se vi riesce, un punto che vieti al medico di curare un malato, ad un levita di occuparsi dell’altare, ad un sacerdote di non ascoltare un fedele, solo perché è sabato. Ed Io, se lo trovate e me lo mostrate, dirò, battendomi il petto: “Signore, ho peccato al tuo cospetto e a quello degli uomini. Non sono degno del perdono. Ma, se Tu vuoi esser pietoso al tuo servo, Io ti benedirò finché duri il mio soffio vitale”. Perché quell’anima era una malata. E del medico hanno bisogno i malati. Era un altare profanato ed aveva bisogno che un levita lo mondasse. Era un fedele che andava a piangere nel Tempio vero del Dio vero, ed aveva bisogno del sacerdote che ve l’introducesse. In verità vi dico che Io sono il Medico, il Levita, il Sacerdote. In verità vi dico che, se Io non farò il mio dovere, sperdendo anche una sola delle anime che hanno pungolo di salvezza col non salvarla, Dio Padre me ne chiederà conto e mi punirà per quest’anima perduta.
   Ecco il mio peccato, secondo i potenti di Cafarnao. Avrei potuto attendere il giorno dopo il sabato a farlo. Sì. Ma perché tardare di altre ventiquattro ore a riammettere nella pace di Dio un cuore contrito? Era in quel cuore l’umiltà vera, la sincerità cruda, il dolore perfetto. Io ho letto in quel cuore. La lebbra era ancora sul suo corpo. Ma il cuore ne era già guarito per il balsamo di anni di pentimento, di lacrime, di espiazione. Non aveva bisogno quel cuore, per essere avvicinato da Dio, senza per questa vicinanza rendere impura l’aura santa che circonda Iddio, altro che della mia riconsacrazione. L’ho fatto. Ella è uscita dal lago monda anche nelle carni. Ma ancor più monda nel cuore.

   96.4 Quanti, oh! quanti di quelli che sono entrati nelle acque del Giordano, per ubbidire al comando del Precursore, non ne sono usciti mondi come lei! Perché il loro battesimo non era atto volontario, sentito, sincero di uno spirito che voleva prepararsi al mio avvento. Ma solo una forma per apparire perfetti in santità agli occhi del mondo. Perciò era ipocrisia e superbia. Due colpe che aumentavano il cumulo di colpe preesistenti nel loro cuore. Il battesimo di Giovanni non è che un simbolo. Vi vuol dire: “Mondatevi dalla superbia umiliandovi a dirvi peccatori; dalle lussurie lavandovi dalle scorie di esse”. Ma è l’anima che va battezzata con la volontà vostra, per essere monda al convito di Dio. Non vi è colpa tanto grande che non possa esser lavata dal pentimento prima, dalla Grazia poi, dal Salvatore infine. Non vi è peccatore tanto grande che non possa alzare la faccia atterrata e sorridere ad una speranza di redenzione. Basta che egli sia completo nel rinunciare alla colpa, eroico nel resistere alla tentazione, sincero nella volontà di rinascere.

   96.5 Io ora vi dico una verità che ai miei nemici sembrerebbe bestemmia. Ma voi siete i miei amici. Parlo specialmente per voi, miei discepoli già scelti, e poi per tutti voi che mi ascoltate. Vi dico: gli angeli, spiriti puri e perfetti, viventi nella luce della Ss. Trinità e in essa giubilanti, nella loro perfezione hanno, e riconoscono di averla, una inferiorità rispetto a voi, uomini lontani dal Cielo. Hanno l’inferiorità del non potersi sacrificare, del non poter[28] soffrire per cooperare alla redenzione dell’uomo. E che vi pare? Dio non prende un suo angelo per dirgli: “Sii il redentore dell’Umanità”. Ma prende suo Figlio. E sapendo che, per quanto sia incalcolabile il Sacrificio e infinito il suo potere, ancor manca – ed è bontà paterna che non vuole fare differenza fra il Figlio del suo amore e i figli del suo potere – alla somma di meriti da contrapporre alla somma dei peccati che d’ora in ora l’Umanità accumula, ecco che non prende altri angeli a colmare la misura e non dice loro: “Soffrite per imitare il Cristo”, ma lo dice a voi, a voi uomini. Vi dice: “Soffrite, sacrificatevi, siate simili al mio Agnello. Siate corredentori…”. Oh! ecco: Io vedo coorti di angeli che, lasciando per un istante di roteare nell’estasi adorante intorno al Fulcro Trino, si inginocchiano, volti alla Terra, e dicono: “Voi benedetti che potete soffrire col Cristo e per l’eterno Dio, nostro e vostro!”.
   Molti non comprenderanno ancora questa grandezza. È troppo superiore all’uomo. Ma quando l’Ostia sarà immolata, quando il Grano eterno risorgerà per mai più morire, dopo esser stato colto, battuto, spogliato e sepolto nelle viscere del suolo, allora verrà l’Illuminatore superspirituale e illuminerà gli spiriti, anche quelli più tardi, rimasti però fedeli al Cristo Redentore, e allora comprenderete che non ho bestemmiato, ma vi ho annunciato la più alta dignità dell’uomo, quella di essere corredentore, anche se prima non era che peccatore.

   96.6 Intanto preparatevi ad essa con purità di cuore e di intenti. Più puri sarete e più comprenderete. Perché l’impurità, quale essa sia, è sempre fumo che annebbia e appesantisce vista e intelletto.
   Siate puri. Iniziate ad esserlo dal corpo per passare allo spirito. Iniziate dai cinque sensi per passare alle sette passioni. Iniziate dall’occhio, senso che è re e che apre la via alla più mordente e complessa delle fami. L’occhio vede la carne della donna e concupisce la carne. L’occhio vede la ricchezza dei ricchi e concupisce l’oro. L’occhio vede la potenza dei governanti e concupisce il potere. Abbiate occhio pacato, onesto, morigerato, puro, e avrete desideri pacati, onesti, morigerati e puri. Più puro sarà il vostro occhio e più puro sarà il vostro cuore. Siate vigilanti sul vostro occhio, avido scopritore dei pomi tentatori. Siate casti negli sguardi se volete esser casti nel corpo. Se avrete castità di carne, avrete castità di ricchezza e di potere. Tutte le castità avrete e sarete amici di Dio. Non temete di esser beffati per essere casti. Temete solo di essere nemici di Dio.
   Un giorno udii dire: “Sarai beffato dal mondo come bugiardo o come eunuco se mostri di non appetire alla donna”. In verità vi dico che Dio ha messo il coniugio per elevarvi a suoi imitatori nel procreare e a suoi aiutanti nel popolare i Cieli. Ma vi è uno stato più alto, davanti al quale si inchinano gli angeli che ne vedono la sublimità senza poterla imitare. Uno stato che, perfetto quando durò dalla nascita alla morte, non è però precluso a coloro che più non sono vergini, ma strappano la loro fecondità, maschile o femminile che sia, annullano la loro virilità animale per divenire fecondi e virili solo nello spirito. È l’eunuchismo senza imperfezione naturale né mutilazione violenta o volontaria. L’eunuchismo che non vieta[29] di accostarsi all’altare, ma anzi da esso sarà, nei futuri secoli, servito e circondato l’altare. L’eunuchismo più alto, quello a cui fa da strumento amputatore la volontà di appartenere a Dio solo, e conservare a Lui casto il corpo e il cuore perché siano in eterno fulgidi della candidezza cara all’Agnello.

   96.7 Ho parlato per il popolo e per gli eletti fra il popolo. Ora, prima di entrare a spezzare il pane e dividere il sale nella casa di Filippo, ecco che Io vi benedico tutti: i buoni per premio, i peccatori per infondere coraggio di venire verso Colui che è venuto a perdonare. La pace sia con tutti voi».
   Gesù scende dalla barca e passa fra la folla che gli si accalca intorno. All’angolo di una casa è ancora Matteo che ha ascoltato da lì il Maestro, non osando di più. Giunto a quell’altezza, Gesù si ferma e, come se benedicesse tutti, benedice ancora una volta, guarda Matteo e poi se ne va di nuovo fra il gruppo dei suoi, seguito dal popolo, e scompare in una casa.
   Tutto ha fine.

[27] macchiati o è un’aggiunta di MV su una copia dattiloscritta.
[28] non poter è un’aggiunta nostra.
[29] non vieta, come invece è prescritto in Levitico 21, 16-24 per chi è eunuco nel fisico.