MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MAGGIORE

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VOLUME VI CAPITOLO 401



CDI. Pietro e Bartolomeo a Bétèr per un grave motivo. Estasi della scrittrice.­

   13 marzo 1946.

   401.1Gesù passeggia per i boschetti di rose, dove ferve il lavoro dei coglitori. Trova così modo di parlare con questo e quello, e anche con la donna vedova e i suoi figli, che Giovanna ha, per suo amore, preso come serva a Pasqua, dopo il banchetto dei poveri. Non sembrano più quelli. Rifioriti, sereni, compiono il loro lavoro giulivi, ognuno secondo le proprie capacità, e i più piccoli, che proprio ancora non sanno neppur distinguere una rosa dall’altra, nel colore, o nella freschezza, per la cernita, giuocano con altri piccini nei posti più quieti, e i loro cinguettii di nidiaci umani si confondono a quelli dei pigolanti implumi, che stridono fra le fronde degli alberi per salutare i genitori che tornano con l’imboccata.
   Gesù si dirige a queste piccole nidiate umane e si curva, si interessa, carezza, placa piccole risse, rialza chi è caduto e frigna, sporco di terra, con la fronte o le manine graffiate, dal suolo. E i pianti, le risse, le gelosie cessano di colpo sotto la carezza e la parola dell’Innocente agli innocenti, si mutano magari nell’offerta dell’oggetto causa della contesa o della caduta, ossia dello scarabeo dorato, del sassolino colorato o brillante, del fiore colto… Gesù ne ha piene le mani e la cintura, e non si fa vedere quando depone scarabei e coccinelle sulle fronde, rendendoli alla libertà.
   Quante volte ho ormai notato il perfetto tatto di Gesù anche verso i piccini[81], per non mortificarli, per non deluderli! Egli ha l’arte e il fascino per saperli migliorare e farsi amare con dei nonnulla, in apparenza, che in realtà sono perfezioni d’amore adattato alla piccolezza del fanciullo…
   Come a me.

   401.2­Oh! mi ha proprio sempre trattato da «par­go­lo» per migliorare la miseria mia, per farsi amare! Dopo, quando l’ho amato con tutta me stessa, ha premuto la mano, mi ha trattata da adulta, sordo alle mie suppliche: «Ma non vedi che sono una buona da nulla?». Ha sorriso e mi ha obbligata a fare opere da adulti… Oh! solo quando la povera Maria è proprio tutta afflitta, allora torna ad essere il Gesù dei fanciulli per la povera mia anima, così incapace, e si accontenta dei… miei scarabei, sassolini… fioretti… di ciò che riesco a dargli… e mi mostra che li trova belli… e che mi ama perché sono «il nulla che si affida, si perde nel Tutto».
   Caro il mio Gesù! Amato, amato fino alla follia! Amato con tutta me stessa! Sì, lo posso proclamare! Alla vigilia del mio 49° anno, esaminandomi attentamente, alla vigilia della sentenza umana sull’opera di me portavoce, scrutando attentamente il mio spirito, tutta me stessa per decifrare le parole vere che sono in me, posso dire che ora amo, capisco di amare con tutta me stessa il mio Dio. Ci ho tenuto 48 anni ad arrivare a questo amore totale, tanto totale da non avere un pensiero di personale timore in previsione di una condanna, ma solo uno spasimo per la ripercussione che essa potrebbe avere su anime che io ho portato a Dio, che sono convinta di essere state redente da Gesù vivente in me, e che si staccherebbero dalla Chiesa, anello di congiunzione fra l’umanità e Dio.
   Diranno alcuni: «Non te ne vergogni di averci tenuto tan­to?». No, affatto. Ero tanto debole, tanto niente, che ci ho tenuto tutto questo tempo. E del resto sono convinta che ci ho tenuto esattamente il tempo che Gesù ha voluto. Non un minuto di più, non uno di meno; perché, questo lo posso dire, da quando ho cominciato a capire cosa è Iddio non ho mai rifiutato a Dio nulla. Da quando, quattrenne, lo sentivo tanto onnipresente che lo credevo persino nel legno della spalliera della seggiola su cui mi sedevo e gli chiedevo scusa di voltargli le spalle e di appoggiarmi a Lui, da quando, sempre quattrenne, fin nel sonno meditavo che i nostri peccati lo avevano ferito e ucciso, e sorgevo in piedi, sul letto, supplicando, nel mio camicione da notte, senza guardare nessun quadro sacro ma volgendomi al mio Amato ucciso per noi, supplicando: «Non io! Non io! Fammi morire ma non dirmi che io ti ho ferito!». E sù sù…
   Tu li sai, o Amore mio, i miei ardori. Non te ne è ignoto uno… Tu lo sai che solo il baleno di una tua proposta diveniva accettazione subito per la tua Maria. Anche se mi proponevi di darti l’amore di fidanzata — anzi, proprio allora, nel Natale del ’21, si è ribadito il mio amore per Te — l’amore dei parenti, la vita, la salute, l’agiatezza… e di divenire sempre più un «niente» nella vita sociale, un relitto che il mondo guarda con compassione o con scherno, una che non può prendersi un bicchiere d’acqua se ha sete e se non c’è chi glielo porge, una inchiodata come Te, come Te, e come ho tanto desiderato di esserlo, e come vorrei subito ritornare ad esserlo se Tu mi guarissi. Tutto! Il nulla ha dato tutto, il suo tutto di creatura… Ebbene, anche ora, anche ora, che posso essere giudicata male e interdetta, colpita, che ti dico? «Lasciami Te, la tua Grazia. Tutto il resto è nulla. Solo ti prego di non levarmi il tuo amore e di non permettere che coloro che ti ho donato ricadano nelle tenebre».
   Ma dove sono andata, o mio Sole, mentre Tu ti aggiri fra i roseti? Dove il mio cuore, che si è sforzato d’amore per Te, mi porta. E palpita, e mi accende il sangue nelle vene. E la gente dirà: «Ha febbre e cardiopalmo». No. È che questa mattina Tu ti riversi in me con la forza di un divino uragano d’amore, ed io… ed io mi annullo in Te che mi penetri, e non connetto più come creatura, ma provo ciò che deve essere il vivere dei serafini… e ardo e deliro e ti amo, ti amo, ti amo. Pietà, nel tuo amore! Pietà se vuoi che io viva ancora per servirti, o Amore divinissimo, eterno, o Amore dolcissimo, o Amore dei Cieli e del Creato, Dio, Dio, Dio…
   Ma no! Non pietà! Anzi più ancora! Più ancora! Fino alla morte sul rogo dell’amore! Fondiamoci! Amiamoci! Affinché si sia nel Padre, come Tu hai detto pregando per noi: «Siano (quelli che mi amano) dove Noi siamo. Una cosa sola». Una cosa sola! Ecco una delle parole del Vangelo che mi hanno sempre fatto sprofondare in un abisso di adorazione amorosa. Cosa hai chiesto per noi, o mio divino Maestro e Redentore! Cosa hai chiesto, o mio Divino folle d’amore! Che noi si sia una sola cosa con Te, col Padre, con lo Spirito Santo, poiché chi è in Uno è nei Tre, o inscindibile e pur libera Trinità del Dio uno e trino! Benedetto! Benedetto! Benedetto con ogni mio palpito e respiro!…

   401.3Ma riprendiamo la visione, posto che vedo avanzarsi a passo veloce, tanto che le sue vesti si agitano come una vela che il vento scuote, Pietro, seguito da Bartolomeo che procede più calmo. Piomba alle spalle del Maestro, che sta curvo a vezzeggiare dei poppanti, certo figli di coglitrici, messi su strapuntini al rezzo delle piante. «Maestro!».
   «Simone! Come mai qui? E tu, Bartolomeo? Dovevate partire domani sera, dopo il tramonto del sabato…».
   «Maestro, non ci rimproverare… Ascoltaci prima».
   «Vi ascolto. E non vi rimprovero perché penso che abbiate disubbidito per un grave motivo. Rassicuratemi solo che nessuno di voi è malato o ferito».
   «No, no, Signore. Nessun male ci incolse», si affretta a dire Bartolomeo.
   Ma Pietro, sincero e irruente sempre, dice: «Uhm! Per me dico che era meglio se eravamo tutti con le gambe rotte, rotta la testa magari, anziché…».
   «Cosa è accaduto allora?».
   «Maestro, abbiamo pensato che era meglio venire per porre fine a…», sta dicendo Bartolomeo quando lo interrompe Pietro: «Ma di’ più in fretta!». E termina: «Giuda è diventato un demonio da quando sei partito. Non si poteva più parlare, non ragionava più. Ha litigato con tutti… E ha scandalizzato tutti i servi di Elisa e altri ancora…».
   «Forse si è ingelosito perché Tu hai preso Simone con Te…», scusa Bartolomeo vedendo che il viso di Gesù si fa molto severo.
   «Macché gelosia! Finiscila di scusarlo!… O litigo con te per sfogarmi di non avere potuto litigare con lui… Perché, Maestro, sono riuscito a tacere! Pensa! A tacere! Proprio per ubbidienza e per amore a Te… Ma che fatica! Bene. In un momento che Giuda si è allontanato sbatacchiando le porte, ci siamo consigliati… e abbiamo pensato che era meglio partire per porre fine allo scandalo in Betsur e… evitare di… di prenderlo a schiaffi… E io con Bartolomeo siamo partiti subito. Ho pregato gli altri di lasciarmi andare via subito, prima che egli tornasse… perché… perché proprio sentivo che non mi sarei contenuto più… Ecco. Ho detto. Ora rimproverami se ti pare che ho sbagliato».
   «Hai fatto bene. Avete fatto tutti bene».
   «Anche Giuda? A no, Signor mio! Non lo dire! Ha dato un indegno spettacolo!».
   «No. Lui non ha fatto bene. Ma non giudicarlo tu».
   «…No, Signore…». Il «no» esce con molto sforzo.

   401.4­Un silenzio. Poi Pietro chiede: «Ma almeno me lo dici perché Giuda è divenuto così, tutto d’un tratto? Pareva diventato così buono! Si stava così bene! Io avevo fatto preghiere e sacrifici perché durasse… Perché non posso vederti afflitto. E Tu sei afflitto quando noi si fa male… E dall’Encenie so che anche il sacrificio di un cucchiaio di miele ha valore… Me l’ha dovuta insegnare[82] un discepolo, il più piccolo discepolo, un povero bambino, questa verità, a me, tuo apostolo stolido. Ma non l’ho trascurata. Perché ne ho visto il frutto. Perché ho capito anche io, zuccone, qualche cosa per lume di Sapienza che si è piegata benigna su me, che è scesa fino a me, al rozzo pescatore, all’uomo peccatore. Ho capito che bisogna amarti non solo con le parole. Ma col salvarti le anime col nostro sacrificio. Per darti una gioia. Per non vederti così come sei ora, come eri a scebat. Così pallido e mesto, mio Maestro e Signore che non siamo degni di avere, che non ti comprendiamo, noi vermi presso Te, Figlio di Dio, noi fango presso Te, Stella, noi tenebre presso Te, Luce. Ma non è giovato a nulla! A nulla! È vero. Le mie povere offerte… così povere… così malfatte… A che dovevano servire? Fu superbia la mia credere che potessero servire… Perdonami. Ma ti ho dato quanto avevo. Mi sono offerto per darti tutto quanto ho. E credevo essere giustificato perché ti ho amato, o mio Dio, con tutto me stesso, con tutto il mio cuore, con tutta la mia anima[83], con tutte le mie forze, così come è detto. E, ora capisco anche questo e lo dico io pure come dice sempre Giovanni, il nostro angelo, e ti prego (e si inginocchia ai piedi di Gesù) di aumentare il tuo amore nel tuo povero Simone, perché aumenti il mio amore per Te, o mio Dio». E Pietro si curva a baciare i piedi di Gesù, rimanendo così. Bartolomeo, che ha ascoltato, ammirato e assentito, lo imita.
   «Alzatevi, amici. Il mio amore cresce sempre in voi e sempre più crescerà. E siate benedetti per il cuore che avete.

   401.5Quando verranno gli altri?».
   «Prima del tramonto».
   «Sta bene. Anche Giovanna con Elisa e con Cusa torneranno prima del tramonto. Passeremo il sabato qui e poi partiremo».
   «Sì, Signore. Ma perché ti ha chiamato Giovanna con tanta urgenza? Non poteva aspettare? Era fissato che si sarebbe venuti qui! Con la sua imprudenza ha causato un bel fatto!…».
   «Non la rimproverare, Simone di Giona. Ella agì per prudenza e per amore. Mi ha chiamato perché c’erano anime da raffermare nella buona volontà».
   «Ah! Allora non parlo più… Ma, Signore, perché Giuda si è alterato così?».
   «Non ci pensare! Non ci pensare! Godi di questo Eden tutto fiori e pace. Godi del tuo Signore. E lascia e dimentica l’umanità in tutte le sue forme peggiori, nei suoi assalti sullo spirito del tuo povero compagno. Ricorda solo di pregare per lui, molto, molto. Venite. Andiamo da quei piccoli che ci guardano stupiti. Parlavo loro di Dio poco fa, da anima ad anima, con l’amo­re, e ai più grandicelli con le bellezze di Dio…». E abbraccia alla vita i suoi due apostoli, dirigendosi ad un cerchio di bambini che lo attendono.

[81] Quante volte ho ormai notato il perfetto tatto di Gesù anche verso i piccini è una frase poi modificata da MV, sul manoscritto originale e su una copia dattiloscritta, in Il perfetto tatto di Gesù anche verso i piccini lo fa agire così. Allo stesso modo, l’espressione Ma riprendiamo la visione, posto che vedo avanzarsi, di sette capoversi più sotto, è stata modificata in Ecco avanzarsi . Tutta la parte intermedia è stata saltata nella trascrizione dattiloscritta. Il senso di siffatte correzioni è spiegato in una nota a 335.7, al puntoa.
[82] Me l’ha dovuta insegnare…, in 311.3/5.
[83] la mia anima, invece di la tua anima, è la corretta trascrizione dattiloscritta; come è detto, in: Deuteronomio 6, 5; come dice sempre Giovanni, segnatamente in 149.6.