MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MAGGIORE

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VOLUME VI CAPITOLO 431



CDXXXI. Tommaso va a preparare l'incontro di Gesù con i contadini di Giocana.­

   6 maggio 1946.

   431.1­Hanno proceduto dopo l’incidente in silenzio per qualche tempo. Ma, giunti ad un bivio fra i campi, Giacomo di Zebedeo dice: «Ecco! Di qui si va da Michea… Ma… ci andiamo ancora? Certo quell’uomo ci attende nei suoi domini per mal­trat­tar­ci…».
   «E impedirti di parlare ai contadini. Giacomo ha ragione. Non ci andare», consiglia l’Iscariota.
   «Essi mi attendono. Ho mandato a dire che ci vado. Il loro cuore è in festa. Sono l’Amico che viene a consolarli…».
   «Ci andrai un’altra volta. Si rassegneranno», dice con una scrollata di spalle Giuda.
   «Tu non ti rassegni tanto facilmente quando ti è tolta una cosa su cui speravi».
   «Le mie sono cose serie. Le loro…».
   «E che più serio, più grande della formazione, del sollievo di un cuore? Essi sono cuori che tutto cerca di allontanare dalla pace, dalla speranza… E non hanno che una speranza: quella di una vita futura. E non hanno che un mezzo per andarvi: il mio aiuto. No. Andrò da loro a costo di essere preso a colpi di pietra».
   «No, Fratello! No, Signore!», dicono insieme lo Zelote e Giacomo d’Alfeo. «Non servirebbe che a farli punire, quei poveri servi. Tu non hai sentito. Ma Giocana ha detto: “Fino ad ora ho sopportato. Ma ora non sopporterò più. E guai a quel servo che andrà a Lui o lo accoglierà. È un reprobo, è un demonio. Non voglio corruzioni in casa mia”; e a un compagno ha detto: “A costo di ucciderli li guarirò dal loro insatanassamento per questo maledetto”».
   Gesù china il capo pensando… e soffrendo. È visibile il suo dolore… Gli altri se ne dolgono, ma che fare?

   431.2­È la serenità pratica di Tommaso che risolve la situazione: «Facciamo così. Sostiamo qui sino al tramonto, per non violare il sabato. Intanto un di noi scivola sino alle case e dice: “A notte alta, presso la fonte fuori Sefori”. E noi, dopo il tramonto, andiamo là e li attendiamo nei boschetti di base al monte su cui è Sefori. Il Maestro parla a quei poveretti, li consola, e alle prime luci essi tornano alle loro case e noi, valicando il colle, andiamo a Nazaret».
   «Toma ha ragione. Bravo Toma!», dicono in diversi.
   Ma Filippo osserva: «E chi va ad avvertire? Ci conosce tutti e ci può vedere…».
   «Potrebbe andare Giuda di Simone. Egli conosce bene i farisei…», dice innocentemente Andrea.
   «Cosa vuoi insinuare?», lo aggredisce Giuda.
   «Io? Niente. Dico che tu li conosci perché sei stato tanto al Tempio e hai buone amicizie. Te ne vanti sempre. Ad un amico non faranno del male…», dice il mite Andrea.
   «Non te lo pensare, sai? Non pensatelo nessuno. Se fossimo ancora protetti da Claudia, forse… potrei, ma ora più. Perché ora, in conclusione, si è disimpegnata, non è vero, Maestro?».
   «Claudia continua ad ammirare il Saggio. Non ha mai fatto altro e più di così. Da questa ammirazione passerà forse alla fede nel Dio vero. Ma solo una illusione di mente esaltata poteva credere che ella avesse altri sentimenti per Me. Né, se li avesse, Io li vorrei. Posso ancora accettare il loro paganesimo, perché spero mutarlo in cristianesimo. Non posso accettare ciò che sarebbe loro idolatria, ossia l’adorazione di un Uomo povero idolo su un povero trono umano».
   Gesù dice questo con pacatezza, come parlando a tutti in una lezione. Ma è così reciso nel dirlo che non lascia dubbio sulla sua intenzione e sulle sue decisioni di essere repressore di ogni possibile deviazione in tal senso fra i suoi apostoli.

   431.3­Nessuno ribatte perciò circa la regalità umana, ma però chiedono: «Allora cosa si fa per i contadini?».
   «Vado io. Io ho proposto, io vado, se il Maestro lo consente. Non mi mangeranno certo i farisei…», dice Tommaso.
   «Va’ pure. E la tua carità sia benedetta».
   «Oh! è tanto poca cosa, Maestro!».
   «È tanto grande cosa, Toma. Tu senti i desideri dei tuoi fratelli — Gesù e i contadini — e ne hai pietà. E il tuo Fratello nella carne ti benedice anche per essi», dice Gesù posando la mano sulla testa, china davanti a Lui, di Tommaso che commosso mormora: «Io… tuo… fratello?! È troppo onore, mio Signore. Io tuo servo, Tu mio Dio… Questo sì… Vado».
   «Vai solo? Vengo anche io!», dicono il Taddeo e Pietro.
   «No. Siete troppo focosi. Io so volgere tutto in ridere… il miglior mezzo per disarmare certi… caratteri. Voi fumate subito… Vado solo».
   «Vengo io», dicono Giovanni e Andrea.
   «Oh! sì! Uno di voi sì, e anche uno come Simone Zelote o Giacomo d’Alfeo».
   «No, no. Io. Io non reagisco mai. Taccio e faccio», insiste Andrea.
   «Vieni», e se ne vanno da un parte mentre Gesù prosegue coi rimasti dall’altra…