MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MAGGIORE

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VOLUME VII CAPITOLO 451



CDLI. Discorso, nel borgo presso Ippo, sui doveri dei coniugi e dei figli.

   27 giugno 1946.

   451.1Ed è invece fresca mattina quando si attende che Gesù esca da una casa della borgata lacustre per iniziare la sua predicazione.
   Io credo che poco hanno dormito gli abitanti in quella notte, emozionati come erano dai miracoli accaduti, dalla gioia di avere il Messia fra loro, dalla volontà di non perdere un minuto della sua presenza. Tardo il sonno a venire, perché preceduto da molti discorsi, nell’interno delle case, a ricapitolare gli avvenimenti, ad esaminare se lo spirito dei singoli era dotato di quella fede, speranza e carità, resistenti ad ogni evento penoso, che il Maestro ha lodate e dette sicuro mezzo ad ottenere grazia da Dio in questa vita e nell’altra. Presto ad andarsene, fugato dalla tema che il Maestro possa uscire per le vie e allontanarsi di buon mattino senza essere presenti alla sua partenza. Cosicché le case presto si sono aperte per restituire alle vie i loro abitanti che, stupiti di vedersi in tanti, in tutti, mossi dagli stessi pensieri, si sono detti: «Veramente è la prima volta che un unico pensiero muove i nostri cuori e li unisce», e con un’amicizia nuova, buona, fraterna, si sono concordemente diretti alla casa dove è ospitato Gesù e l’hanno assediata, senza far rumore, senza impazienze ma senza stanchezze, ben decisi a seguire il Maestro non appena esca nella via.
   E molti, ortolani, hanno colto i frutti rugiadosi dei loro orti e li tengono riguardati dal sole che sorge, dalla polvere, dalle mosche, sotto una copertura di freschi pampini e di larghe foglie di fico, dalle frastagliature delle quali occhieggiano mele rosate come un miniaturista le avesse dipinte, e ambre od onici di chicchi d’uva, o morbide pance di fichi di ogni razza, quali ben chiusi nella buccia delicatamente appassita sulla polpa mielosa, quali turgidi e lisci come fossero di seta ben stirata e imbrillantati della goccia nel fondo, quali aperti ad un riso di fibre bionde, rosee, rosse cupe, a seconda della qualità. E dei pescatori hanno portato dei pesci in piccole corbe, certo pesci pescati nella notte sacrificando il sonno, perché alcuni sono ancora vivi e boccheggiano nelle ultime penose aspirazioni e convulsioni dell’agonia, aumentando nel palpito del respiro e nei deboli guizzi lo splendere argenteo o delicatamente azzurro delle pance e dei dorsi, stesi su un letto di grigie verdi foglie di salcio e di pioppo.

   451.2Il lago, intanto, è passato dal delicato color latteo che l’alba trasfonde alle acque uscenti dalla notte — così puro, direi così angelico, quasi assorto, tanto il flutto lento si riposa sul greto facendo appena un fruscio delicato nell’insinuarsi fra le ghiaie — a quello ridente, più umano, direi carnale dell’aurora, che accende l’acqua dei primi rossori con le nuvole rosee che si riflettono nel lago, che torna ceruleo nella luce sicura dell’aurora, che riprende a vivere, a pulsare, con le sue ondette che si muovono, che corrono a ridere sul lido frangiate di spuma, e fuggono via per danzare con altre ondette, decorando tutto lo specchio lacustre di un merletto lieve, candido, gettato sulla seta celeste dell’acqua, scorsa dalla brezza del mattino. E poi è il primo raggio di sole che sciabola l’acqua là, verso Tarichea, là dove era così verd’azzurra per i boschi che rispecchiava, e che ora si indora e splende come uno specchio infranto percosso dal sole, e questo specchio sempre più si estende, facendo d’oro e topazi nuove acque cerule ancora, annullando le tinte rosee delle nuvole riflesse nell’onde, fasciando le chiglie delle ultime barche che rientrano dopo la pesca, quelle delle prime che escono, mentre le vele, nella luce trionfale del sole ormai sorto, biancheggiano come ali d’angelo contro l’azzurro e il verde del cielo e dei colli. Bellissimo lago di Galilea, che per l’ubertosità delle sponde mi ricorda il nostro Garda e per la pace mistica il Trasimeno, gemma di Palestina, degna cornice alla più parte della vita pubblica di Gesù!

   451.3Ecco Gesù che appare sulla soglia della casa ospitale e sorride, alzando le braccia a benedire i pazienti cittadini che lo attendono…
   «La pace sia con voi tutti.
   Mi attendevate? Temevate che Io fuggissi senza salutarvi? Non manco mai alle mie promesse. Oggi sono con voi per evangelizzarvi e stare con voi come ho promesso, per benedirvi le case, gli orti e le barche, onde sia santificata ogni famiglia e il lavoro pure sia santificato. Però, ricordate, che la benedizione mia, per essere fruttuosa, deve essere aiutata dal vostro buon volere. E voi sapete quale è il buon volere che deve animare una famiglia perché sia santa la casa che l’ospita. L’uomo vi deve essere capo ma non despota, né della sposa, né dei figli, né dei servi, e nello stesso tempo deve essere il re, il veramente re nel senso biblico della parola. Ricordate il capo ottavo del primo libro dei Re[28]? Gli anziani di Israele si adunarono andando a Ramata dove risiedeva Samuele e gli dissero: “Ecco, tu sei divenuto vecchio e i tuoi figli non camminano nelle tue vie. A giudicarci costituisci sopra di noi un re come lo hanno tutte le nazioni”.
   Re dunque vuol dire “giudice”, e dovrebbe essere giudice giusto per non fare, dei sudditi, degli infelici nel tempo con guerre, soprusi, balzelli ingiusti, né nell’eternità con un reame tutto mollezze e vizio. Guai a quei re che mancano al loro ministero, che chiudono l’orecchio alle voci dei sudditi, che serrano gli occhi sulle piaghe della nazione, che si fanno complici del dolore del popolo con alleanze contro giustizia, pur di rafforzare la loro potenza con l’aiuto degli alleati!
   Ma guai anche a quei padri che mancano al loro ufficio, che sono ciechi e sordi ai bisogni e ai difetti dei membri della famiglia, che sono causa di scandalo o dolore per essa, che scendono a compromessi di nozze indegne pur di allearsi con famiglie ricche e potenti, senza riflettere che il matrimonio è unione voluta per elevazione e conforto dell’uomo e della donna, oltre che per procreazione; è dovere, è ministero, non è mercato, non è dolore, non è avvilimento di uno o dell’altro coniuge. È amore e non odio. Giusto dunque sia il capo senza eccessive durezze o pretese e senza eccessive condiscendenze e debolezze. Però, se aveste a scegliere fra l’eccesso di una o dell’altra cosa, scegliete piuttosto la seconda, perché di questa almeno Dio vi potrà dire: “Perché fosti così buono?”, e non condannarvi, dato che l’eccesso di bontà già punisce l’uomo con le prepotenze che gli altri si permettono sul buono; mentre della durezza sempre vi rimprovererebbe, perché mancanza all’amore verso il prossimo più prossimo.

   451.4E giusta sia la donna nella casa verso lo sposo, i figli e i servi. Allo sposo dia ubbidienza e rispetto, conforto ed aiuto. Ubbidienza finché questa non assuma sostanza di consentimento al peccato. La moglie deve essere sommessa ma non degradata. Guardate, o spose, che il primo che vi giudica, dopo Dio, per certe colpevoli condiscendenze, è lo stesso vostro marito che vi induce ad esse. Non sempre sono desideri di amore, ma anche sono prove verso la vostra virtù. Anche se al momento non ci riflette, può venire un giorno che lo sposo si dica: “La mia donna è fortemente sensuale” e da lì divenire sospettoso verso la vostra fedeltà maritale.
   Siate caste nel coniugio. Fate che la vostra castità imponga allo sposo quel ritegno che si ha per cose pure, e vi riguardi come sue simili, non come schiave o concubine mantenute per essere soltanto “ piacere” e rigettate quando non piacciono più. La moglie virtuosa, direi la moglie che anche dopo il coniugio conserva quel “che” di verginale negli atti, nelle parole, negli abbandoni d’amore, può portare il marito ad una elevazione dal senso al sentimento, onde lo sposo si spoglia da lussuria e diviene veramente un unico “che” con la sposa, che tratta col riguardo con cui uno tratta una parte di se stesso, e giusto è che ciò sia, perché la donna è “osso delle sue ossa e carne della sua carne”, e nessuno maltratta le sue ossa e la sua carne, ma anzi le ama, onde lo sposo e la sposa, come i due primi sposi, si guardino e non si vedano nella loro nudità sessuale, ma si amino per lo spirito, senza vergogne avvilenti.
   La moglie sia paziente, materna col marito. Lo consideri come il primo dei suoi figli, perché la donna è sempre madre e l’uomo è sempre bisognoso di una madre che sia paziente, prudente, affettuosa, confortatrice. Beata quella donna che del proprio coniuge sa essere la compagna e insieme la madre per sorreggerlo e la figlia per esser guidata. La moglie sia laboriosa. Il lavoro, impedendo le fantasticherie, fa bene all’onestà oltre che alla borsa. Non tormenti il marito con stolte gelosie che a nulla riparano. Il marito è onesto? La gelosia stolta, spingendolo a fuggire la casa, lo mette in pericolo di cadere fra le maglie di una meretrice. Non è onesto e fedele? Non saranno le ire della gelosa quelle che lo correggono, ma sibbene il contegno serio senza bronci e sgarbi, dignitoso e amoroso, amoroso ancora, quello che lo fanno riflettere e rinsavire. Sappiate riconquistare il marito, quando una passione ve lo ha allontanato, con la vostra virtù, come nella giovinezza lo conquistaste con la vostra bellezza. E, per trarre forza in questo dovere, e resistere al dolore che vi potrebbe fare ingiuste, amate e considerate i figli e il loro bene.

   451.5Tutto una donna ha nei figli: la gioia, la corona regale per le ore gioconde in cui è realmente regina della casa e del consorte, e il balsamo nelle ore dolorose in cui un tradimento, o altre penose esperienze della vita coniugale, le flagellano la fronte e soprattutto il cuore con le spine della sua triste regalità di sposa martire. Tanto calpestate da desiderare di tornare in famiglia divorziando[29], o di trovare un compenso in un finto amico che appetisce alla femmina ma che finge di avere pietà del cuore della tradita? No, donne, no! Quei figli, quei figli innocenti, turbati già, già fatti precocemente tristi dall’ambiente domestico non più sereno, non più giusto, hanno i loro diritti alla madre, al padre, al conforto di una casa dove, se è perito un amore, l’altro resta vigile a vegliare su essi. Quei loro occhi innocenti vi guardano, vi studiano e capiscono più che voi non crediate, e plasmano i loro spiriti a seconda di ciò che vedono e comprendono. Non siate mai di scandalo ai vostri innocenti, ma rifugiatevi in essi come in un baluardo di adamantini gigli contro le debolezze della carne e le insidie dei serpi.
   E la donna sia madre. La madre giusta che è sorella insieme a madre, che è amica insieme a sorella dei suoi figli e figlie. E che è esempio, soprattutto, e su tutto. Vegliare sui figli e sulle figlie, amorosamente correggere, sorreggere, far meditare, e tutto senza preferenze; perché i figli sono tutti nati da un seme e da un seno e, se è naturale che siano benvoluti, per la gioia che danno, i figli buoni, è anche doveroso che siano amati, anche se di un amor doloroso, i figli non buoni, ricordando che l’uomo non deve essere più severo di Dio, il quale ama non solo i buoni ma anche i non buoni, e li ama per vedere di farli buoni, di dare loro modo e tempo a divenirlo, e sopporta fino alla morte dell’uomo, riservandosi di essere giusto Giudice quando l’uomo non può più riparare.

   451.6E qui lasciate che Io vi dica una cosa che non è inerente al discorso, ma che è utile che voi abbiate presente. Molte volte, troppe, si sente dire che i malvagi hanno più gioia dei buoni e che ciò non è giusto. Prima di tutto vi dico: “Non giudicate le apparenze e ciò che non conoscete”. Le apparenze sono sovente fallaci e il giudizio di Dio è occulto sulla Terra. Conoscerete dall’altra parte, e vedrete che il transitorio benessere del malvagio fu concesso come mezzo per attirarlo al Bene e come sconto di quel poco di bene che anche il più malvagio può fare. Ma, quando vedrete le cose nella luce giusta dell’altra vita, vedrete che, più breve della vita del filo d’erba nato a primavera nel greto di un torrente che l’estate dissecca, è il tempo di gioia del peccatore, mentre un solo attimo di gloria nel Cielo è, per la gioia che comunica allo spirito che ne gode, più vasto della più trionfale vita di uomo che mai sia stata. Non invidiate perciò la prosperità del malvagio, ma cercate, con buona volontà, di giungere a possedere il tesoro eterno del giusto.

   451.7E, tornando a come devono essere i componenti di una famiglia e gli abitanti di una casa perché in essa si mantenga fruttuosamente la mia benedizione, vi dico, o figli, che voi siate sottomessi ai genitori, rispettosi, ubbidienti, per poterlo essere anche col Signore Iddio vostro. Perché, se non imparate ad ubbidire ai piccoli comandi del padre e della madre, che vedete, come potrete ubbidire ai comandi di Dio, che vi vengono detti in suo Nome, ma che voi non vedete e non udite? E, se non imparate a credere che chi ama come un padre e una madre amano non può che comandare cose buone, come potete credere che siano buone le cose che vi vengono dette come ordini di Dio? Dio ama, è Padre, sapete? Ma, appunto perché vi ama e vi vuole seco, o cari fanciulli, vi vuole buoni. E la prima scuola dove imparate a divenirlo è la famiglia. Là imparate ad amare e ubbidire, e di là comincia per voi la via che conduce al Cielo.
   Siate dunque buoni, rispettosi, docili. Amate il padre anche se vi corregge, perché lo fa per vostro bene, e la madre se vi trattiene da azioni che la sua esperienza giudica non buone. Onorateli non facendoli arrossire con le vostre azioni malvagie. L’orgoglio non è cosa buona, ma vi è un santo orgoglio, quello di dire: “Non ho dato dolore al padre e alla madre mia”. Questo, che vi fa godere della loro vicinanza mentre sono viventi, vi è pace sulla ferita della loro morte, mentre le lacrime che un figlio fa versare al genitore rigano come piombo fuso il cuore del figlio malvagio e, nonostante ogni suo studio per addormire quella ferita, essa duole, duole e sempre più duole quando la morte del genitore impedisce al figlio di riparare… Oh! figli, siate buoni, sempre, se volete che Dio vi ami.

   451.8Infine, santa è quella casa dove, per la giustizia dei padroni, si fanno giusti anche i servi ed i garzoni. Ricordino i padroni che un mal comportamento inasprisce e guasta il servo, e il servo che un suo mal comportamento disgusta il padrone. Stia ognuno al suo posto, ma con un legame di amore di prossimo a colmare la divisione che è fra servi e padroni.
   E allora la casa benedetta da Me conserverà la sua benedizione e Dio sosterà in essa. E così pure conserveranno benedizione, e perciò protezione, le barche e gli orti e gli arnesi di lavoro e di pesca, quando, santamente operosi nei giorni leciti e santamente dediti al culto di Dio nel sabato sacro, voi scorrerete la vostra vita di pescatori o ortolani e non farete frode nel vendere e nel pesare, e non maledirete il lavoro e neppure lo farete tanto re della vostra vita da anteporlo[30] a Dio. Perché, se il lavoro vi dà guadagno, Dio vi dà il Cielo.

   451.9Ed ora andiamo pure a benedire case e barche e remi e orti e zappe, e poi andremo a parlare presso il luogo di Giovanni, prima che egli vada dal sacerdote. Perché Io qui non tornerò più, ed è giusto che egli mi ascolti almeno una volta. Prendete il pane, il pesce e le frutta; li porteremo là, nel bosco, e mangeremo al cospetto del lebbroso guarito, dando a lui i bocconi migliori, perché faccia festa anche la sua carne e si senta già fratello fra i credenti del Signore».
   E Gesù si avvia, seguito dalla gente della borgata e da altra venuta dalle città vicine, dove, forse nella notte, sono andati degli abitanti di questo borgo a portare la notizia che il Salvatore è su questa sponda.

[28] capo ottavo del primo libro dei Re, citazione che nella neo-volgata corrisponde a: 1 Samuele 8, 4-5 .
[29] desiderare di tornare in famiglia divorziando è detto nel senso di: desiderare di divorziare per tornare nella famiglia di origine .
[30] anteporlo, invece di posporlo, è la corretta trascrizione dattiloscritta.