MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MAGGIORE

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VOLUME VII CAPITOLO 459



CDLIX. Il perdono a Samuele di Nazareth e lezione sulle cattive amicizie.

   17 luglio 1946.

   459.1«Nella stanza alta vi sono uomini di Nazaret. E ieri sono venuti i tuoi fratelli a cercarti. E poi dei farisei. E dei malati, molti. E uno da Antiochia», comunica l’Iscariota appena li vede entrare in casa.
   «Sono ripartiti forse?».
   «No. Quel di Antiochia è andato a Tiberiade. Ma torna dopo il sabato. I malati sono sparsi fra le case. Ma i farisei, con molti onori, hanno voluto con loro i tuoi fratelli. Sono tutti ospiti da Simone fariseo».
   «Uhm!…», mugola Pietro.
   «Che hai? Non sei contento che onorino il Maestro nei suoi parenti?», chiede l’Iscariota.
   «Oh! se sarà vero onore e utile incontro… felicissimo!».
   «Diffidare è giudicare. Il Maestro non vuole che si giudi­chi».
   «Ma sì! Ma sì! Ma per essere sicuro aspetterò a giudicare. Così non sarò stolto e peccatore».
   «Andiamo di sopra, dai nazareni. Domani andremo dai malati», dice Gesù.
   L’Iscariota si rivolge a Gesù. «Non puoi. È sabato. Vuoi farti rimproverare dai farisei? Se Tu non ci pensi, io penso al tuo onore», dice molto teatralmente Giuda. E termina: «Piuttosto, poiché capisco il tuo desiderio di fare subito sani questi che ti cercano, ecco, andremo noi e imporremo le mani in tuo Nome e…».
   « No». Un no molto reciso che non ammette discussione.
   «Non vuoi che facciamo miracolo? Vuoi essere Tu a farlo? Ebbene… andremo a dire che ci sei e che prometti di guarirli. Saranno già felici…».
   «Non occorre. Ci hanno visto i pescatori. Perciò che Io ci sia si sa già. E che Io guarisca chi ha fede in Me essi lo sanno, tanto che sono venuti a cercarmi».
   Giuda tace malcontento, col volto oscuro dei momenti brutti.

   459.2Gesù esce senza curarsi del temporale, che rovescia scrosci d’acqua sulla terra, e sale alla stanza alta. Spinge la porta ed entra. Lo seguono gli apostoli. Le donne sono già lassù e parlano coi nazareni. In un angolo un uomo a me ignoto.
   «La pace a voi».
   «Maestro!». I nazareni si inchinano. Poi dicono: «Ecco l’uomo», e accennano allo sconosciuto.
   «Vieni qui», ordina Gesù.
   «Non mi maledire!».
   «Per farlo non occorreva che ti chiamassi qui. Non hai che questa parola da dire al Salvatore?». Gesù è austero, ma nello stesso tempo incoraggiante.
   L’uomo lo guarda… Poi dà in uno scoppio di pianto e grida gettandosi al suolo: «Se Tu non mi perdoni, non avrò pace…».
   «Quando volevo farti buono, perché non mi volesti? Ora è tardi per riparare. Tua madre è morta».
   «Ah! non me lo dire! Sei crudele!».
   «No. Sono la Verità. Ero Verità quando ti dicevo che avresti ucciso tua madre. Lo sono ora. E tu, allora, mi deridevi. Perché ora mi cerchi? Tua madre è morta. Tu hai peccato, hai continuato a peccare pur sapendo che peccavi. Io te lo avevo detto. Questa è la colpa grande: hai voluto peccare respingendo la Parola e l’Amore. Perché ti lamenti se ora non hai pace?».
   «Signore! Signore! Pietà! Ero pazzo e mi hai guarito, ho sperato in Te, prima disperavo di tutto. Non deludere la mia speranza…».
   «E perché disperavi?».
   «Perché… ho fatto morire mia madre di dolore… anche l’ultima sera… era sfinita…e non ho avuto pietà… L’ho percossa, Signore!!!». È un vero grido da disperato quello che empie la stanza. «L’ho percossa!… È morta nella notte!… E non mi aveva detto che di esser buono… Mia madre!… Io l’ho uccisa…».
   «Sono anni che l’hai uccisa, Samuele! Da quando hai cessato di essere un giusto. Povera Ester! Quante volte l’ho vista piangere! E quante mi chiedeva una carezza di figlio al posto delle tue… E tu lo sai che non per amicizia per te, mio compaesano[46] e di uguale età, ma per pietà di lei venivo a casa tua… Non dovrei perdonarti. Ma due madri hanno pregato per te, e il tuo pentimento è sincero. Perciò ti perdono. Con una vita intemerata cancella dal cuore dei cittadini il ricordo di un Samuele peccatore, e riconquistati tua madre. Lo farai se con una vita da giusto conquisterai il Cielo e tua madre con esso. Ma ricorda, e ricorda bene, che il tuo peccato fu ben grande, e perciò grande in proporzione deve essere la tua giustizia per annullarne il debito».

   459.3«Oh! Tu sei buono! Non come quello dei tuoi che è uscito subito dopo essere entrato. E che è venuto a Nazaret soltanto per darmi terrore! Questi lo possono dire…».
   Gesù si volge… Degli apostoli manca unicamente l’Iscariota. Perciò è lui quello che maltrattò Samuele. Gesù che deve fare? Per non far criticare l’apostolo, come apostolo se non come uomo, dice: «Ogni uomo non può che esser severo col tuo peccato. Quando si fa il male bisognerebbe pensare che gli uomini giudicano, pensare che diamo ad essi il modo di giudicarci… Ma non avere rancore. La mortificazione che hai ricevuta mettila come espiazione sulle bilance di Dio. Andiamo. Qui, fra i giusti, è giubilo per la tua redenzione. Sei fra fratelli che non ti sprezzano. Perché ogni uomo può peccare, ma solo è spregevole quando persiste nel peccare».
   «Io ti benedico, Signore. Io ti chiedo perdono anche per tutte le volte che ti schernii… Io non so come ringraziare… È la pace, sai? La pace che torna in me», piange ora di un pianto calmo…
   «Ringrazia mia Madre. Se sei perdonato, se ti ho guarito dal delirio per darti facoltà di pentimento, è per Lei.

   459.4Andiamo abbasso. La cena è pronta e spartiremo il cibo». Ed esce tenendo per mano l’uomo.
   La cena infatti è pronta. Ma Giuda non è neppure abbasso. In nessun luogo della casa. La padrona spiega: «È uscito. Ha detto: “Torno subito”».
   «Va bene. Sediamo e mangiamo».
   Gesù offre, benedice e spartisce il cibo. Ma un’ombra di gelo è nella stanza illuminata da due lucerne e dal focolare. Fuori il temporale continua…
   Torna Giuda, affannato, bagnato come fosse caduto nel lago. I capelli, nonostante si fosse messo il mantello sul capo, quando getta a terra il mantello inzuppato appaiono stesi e molli d’acqua, incollati alle guance, al collo. Lo guardano tutti. Ma nessuno parla. Egli si vuole scusare, benché nessuno gli chieda nulla: «Sono corso dai tuoi fratelli a dire loro che sei qui. Ti ho ubbidito però. Non sono andato dai malati. Già non si poteva. Un’acqua! Un’acqua!… Ma ho voluto onorare subito i tuoi parenti… Non sei contento, Maestro? Non parli!…».
   «Ti ascolto. Prendi e mangia.

   459.5E in attesa di andare al riposo parliamo fra noi.
   Ascoltate. È detto[47] di non affidare il cuore allo straniero perché non ne conosciamo le abitudini. Ma possiamo dire di conoscere il cuore anche di chi ci è compaesano? Il cuore dell’amico? Quello del parente? Soltanto Dio conosce a perfezione il cuore dell’uomo, e l’uomo ha solo un mezzo per conoscere il cuore del suo simile e comprendere se egli è un vero suo compatriota, oppure amico vero e vero parente. Quale è questo mezzo? Dove si trova? Nel prossimo stesso e in noi. Nelle azioni e nelle parole di lui e nel retto giudizio nostro.
   Quando nelle parole del prossimo, nelle sue azioni, o nelle azioni che vorrebbe da noi, noi sentiamo, col nostro retto giudizio, che non c’è del bene, allora possiamo dire: “Costui non ha cuore buono e ne devo diffidare”. Trattarlo con carità, perché è un infelice della infelicità più grave, quella dello spirito malato, ma non seguirlo nelle sue azioni, non accettare le sue parole per vere e sagge e, tanto meno, seguire i suoi consigli. Non vi rovini l’orgoglioso pensiero: “Io sono forte e il male degli altri non entra in me. Io sono giusto e, anche se ascolto gli ingiusti, giusto mi serbo”.
   L’uomo è un abisso profondo, in cui sono tutti gli elementi del bene e del male. Aiutano a crescere e farsi re i primi, gli aiuti di Dio. Aiutano a svilupparsi e a regnare nocivi le passioni e le cattive amicizie. Tutti i germi del male e tutti gli aneliti al bene sono latenti nell’uomo per volere amoroso di Dio, per volere malvagio di Satana che suggestiona, che tenta, che aizza mentre Dio attira, conforta, ama. Tenta sedurre Satana, lavora a conquistare Dio. E non sempre vince Dio, perché la creatura è pesante finché non elegge l’amore a sua legge, ed essendo pesante scende ed appetisce più facilmente a ciò che è appagamento immediato e delle parti più basse dell’uomo.
   Voi, per quello che dico sulla debolezza umana, potete capire quanto è necessario diffidare di se stessi e fare molta attenzione al prossimo nostro, per non unire il veleno di una coscienza impura a quello che già fermenta in noi. Quando si comprende che un amico è rovina del cuore, quando le sue parole turbano la coscienza, quando i suoi consigli danno scandalo, occorre saper lasciare l’amicizia che è dannosa. Persistendo, si finirebbe a perire nello spirito, perché si passerebbe ad azioni che allontanano Dio, che impediscono alla coscienza indurita di comprendere le ispirazioni di Dio. Se ogni uomo colpevole di gravi peccati potesse, volesse parlare, dicendo come giunse a quei peccati, si vedrebbe che alle origini ci fu sempre una cattiva amicizia…».
   «È vero!», confessa sottovoce Samuele di Nazaret.

   459.6«Diffidate di coloro che, dopo avervi combattuto senza motivo, di colpo vi colmano di onori e di regali. Diffidate di coloro che lodano ogni vostra azione e sono uomini di tutte le lodi: ossia lodano il fannullone come buon lavoratore, l’adultero come marito fedele, il ladro come onesto, il violento come mite, il bugiardo come sincero, il cattivo fedele e il pessimo discepolo come modelli. Lo fanno per rovinarvi e servirsi della vostra rovina per i loro scopi astuti. Fuggite coloro che vi vogliono ubbriacare di lodi e promesse per farvi fare azioni che, se non foste ebbri, non accettereste di fare. E, quando avete giurato fedeltà ad uno, non trattate con i nemici di quello. Non possono che avvicinarvi per nuocere a colui che odiano e nuocere col vostro aiuto stesso.
   Aprite gli occhi. Ho detto[48]: siate astuti come le serpi, oltreché semplici come colombe. Perché per trattare delle cose di spirito è santa la semplicità, ma per vivere nel mondo senza nuocere a se stessi e agli amici ci vuole astuzia che sa scoprire le astuzie di chi odia i santi. Il mondo è un serpaio. Sappiate conoscere il mondo e i suoi sistemi. E poi, stando come colombe, non fra il fango dove stanno le serpi, ma nel riparo alto sulla rupe, abbiate il cuore semplice dei figli di Dio. E pregate, pregate perché in verità vi dico che il gran Serpente sibila intorno a voi, e che siete in gran pericolo, e chi non vigilerà perirà.

   459.7Sì. Fra i discepoli ci sarà chi perisce, con giubilo grande di Satana e infinito dolore del Cristo».
   «Chi mai, Signore? Forse uno che non è dei nostri, un proselite, uno… non di Palestina, uno…».
   «Non cercate. Non è forse detto[49] che l’abominazione entrerà, come già è entrata, nel luogo santo? Ora, se si può peccare anche presso il Santo, non potrà peccare alcuno che sia galileo o giudeo fra i miei seguaci? Vegliate, vegliate, amici miei. Vigilate voi stessi e gli altri, vigilate ciò che vi dicono gli altri e ciò che vi dice la vostra coscienza. E se da soli non avete luce a vedere, venite a Me. Io sono la Luce».
   Pietro armeggia e sussurra dietro la schiena di Giovanni, che fa cenno di no, di no. Gesù gira lo sguardo, vede… Pietro si dà un contegno e mostra di allontanarsi. Gesù si alza, sorride lievemente… Poi intona la preghiera, benedice, congeda. E resta solo a pregare ancora.

[46] compaesano, invece di coetaneo, è correzione nostra. Solo per distrazione MV può avere scritto: mio coetaneo e di uguale età . Sull’interno di copertina del quaderno autografo, comprendente i capitoli da 453 a 459, MV ha scritto: Prego scusare se questo quaderno è particolarmente scritto male. Sono episodi visti mentre ero fra morte e vita dopo l’infausto 2 luglio 1946… L’ho scritto stando stesa e con febbri altissime oltre… dolori altissimi… Ciò giustifica anche l’indecisione che abbiamo segnalato in nota a 457.2. La ragione dell’ infausto 2 luglio 1946 è in 454.8. Altri disagi della scrittrice sono attestati in: 54.9 - 113.1 - 131.6 - 154.9 - 165.11 - 215.7 (in nota) - 227.1 - 230.1 - 361.1 - 402.1 - 456.1 (brano tra parentesi) - 487.2 (in nota) - 515.6 (ultime righe) - 574.4 (in nota) - 590.4 - 634.18. Il diverso modo di recepire le “visioni” e i “dettati” è spiegato in 3.1, 21.7, 361.1.
[47] È detto, in: Siracide 8, 18-19 .
[48] Ho detto, in 265.7.
[49] detto, in: Daniele 9, 27; 11, 31; 12, 11 .