MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MAGGIORE

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VOLUME VII CAPITOLO 442



CDXLII. Giuda Iscariota a Nazareth da Maria.

   23 maggio 1946.

   442.1Appena, ma proprio appena rosseggia oriente al primo indizio di aurora, quando Giuda di Keriot bussa alla porta della piccola casa di Nazaret.
   Sulla via non sono che dei contadini, meglio detto: dei piccoli proprietari di Nazaret, diretti alle loro vigne o ai loro uliveti coi loro attrezzi da lavoro, e guardano stupiti l’uomo che bussa ad un’ora così mattutina alla casa di Maria. Parlottano fra loro.
   «È un discepolo», dice uno rispondendo al commento di un altro. «Cerca certo Gesù di Giuseppe».
   «Ma è inutile. Ieri sera è andato via. L’ho visto io. Ora glielo dico…», dice un altro.
   «Lascia stare! È Giuda di Keriot. Non mi piace quell’uomo. Forse noi abbiamo molti torti con Gesù e facciamo male. Ma lui, quello lì, l’anno passato ha fatto molto male qui fra noi… Forse noi ci saremmo convertiti. Ma lui…».
   «Che? Che? Come lo sai?».
   «Ero presente una sera in casa del sinagogo e, stolto, ho creduto subito a tutto… Ora… basta! Credo di aver peccato».
   «Forse anche lui se ne è accorto di aver peccato e…».
   Si allontanano e non sento più nulla.

   442.2Giuda torna a bussare alla piccola porta contro la quale è stato appiccicato, viso contro legno, come per sfuggire di esser visto e riconosciuto. Ma la porticina resta chiusa. Giuda ha un atto di disappunto e si allontana prendendo il viottolo che costeggia l’orto, e gira sul dietro della casa. Sbircia da sopra la siepe nell’orto quieto. Solo i colombi lo animano.
   Giuda pensa che fare. Monologa: «Che se ne sia andata anche Lei? Eppure… l’avrei vista… E poi! No. Ieri sera sentivo la sua voce… Forse è andata a dormire dalla cognata… Uff! Ciò è noioso come una pecchia sul volto, perché tornerà insieme, e io voglio parlarle da sola, senza quella vecchia a testimonio. È linguacciuta e mi farebbe osservazioni. Non voglio osservazioni io. Ed è furba come tutte le vecchie popolane. Non accetterebbe per buone le mie scuse, e lo farebbe notare a quella stupida colomba della cognata… Quella sono sicuro di… raggirarla in ogni senso. È tarda come una pecora… E io devo riparare a quel che è avvenuto a Tiberiade. Perché se Lei parla… Avrà poi parlato o taciuto? Se ha parlato… è più difficile aggiustare le cose… Ma non avrà parlato… Confonde la virtù con la stoltezza. Tale la Madre, tale il Figlio… E gli altri lavorano mentre essi dormono. E del resto hanno ragione. Perché lasciarli in disparte se sembra che vogliano… Ma che vogliono, poi?… Ho la testa così confusa… Devo smettere di bere e… Già! Ma il denaro tenta, e io sono come un puledro tenuto troppo tempo chiuso. Due anni, dico! Più ancora! Due anni di tutte le astinenze… Ma intanto… Che diceva ier l’altro Elchia? Eh! non mi insegna male! Certo! Tutto è lecito pur di riuscire a stabilire sul trono Gesù. Ma se Lui non vuole? Però certo devo pensare che, se non si trionfa, noi tutti si fa la fine dei seguaci di Teoda[14] o di Giuda il galileo… Forse farei bene a separarmi perché… ecco, non so se ciò che essi vogliono è buono. Mi fido poco di loro… Troppo mutati da qualche tempo… Non vorrei… Orrore! Io essere il mezzo di danneggiare Gesù? No. Mi separo. Però, è amaro aver sognato il regno e tornare ad essere, che?… Nulla… Ma meglio nulla a… Lui dice sempre: “colui che farà il grande peccato”. Ohè!? Non sarò io, eh! Io? Io? Piuttosto mi affogo nel lago… Vado via. È meglio che vada via. Andrò da mia madre, mi farò dare dei denari, perché non posso certo chiedere ai sinedristi i denari per andare via. Sono… sono aiutato perché sperano che io li aiuti ad uscire dall’incertezza. Una volta che Gesù è re, siamo a posto. La folla con noi… Erode… chi si preoccuperà di lui? Non i romani e non il popolo. L’odiano tutti! E… e… Ma Gesù è capace di rinunciare appena proclamato re. Oh! bene! Quando Eleazaro di Anna mi assicura che suo padre è pronto a cingerlo re!… Dopo non può più levarsi il carattere sacro. In fondo… io faccio come quel fattore infedele della sua parabola… Ricorro agli amici per me, sì, è vero, ma anche per Lui. Faccio perciò servire i mezzi ingiusti a… Eppure no! Devo tentare ancora di persuaderlo. Non sono convinto di agire bene a fare questo sotterfugio… e… Oh! se lo potessi persuadere! Perché sarebbe tanto bello! Tanto… Sì. Questo è il miglior pensiero. Dire tutto schiettamente al Maestro. Supplicarlo… Purché Maria non gli abbia detto di Tiberiade… Come ho detto di dire a Maria?… Ah! ecco! Il rifiuto delle romane. Maledetta quella donna! Se non andavo da lei quella sera non incontravo Maria! Ma chi ce la faceva Maria a Tiberiade? E pensare che ogni dì avanti il sabato, e nel sabato e il dì dopo il sabato, io non uscivo mai per non vedere qualche apostolo… Stolto! Stolto! Non potevo andare a Ippo, a Gherghesa a cercare femmine? No! Proprio lì! A Tiberiade, dalla quale quelli di Cafarnao devono passare per venire qui… Ma tutto è causa delle romane… Speravo… No, questo è quello che devo dire per mia scusa, ma non è vero. È inutile che me lo dica, a me che so perché ci sono andato: per avere ritrovo con dei potenti d’Israele e per godere, posto che sto bene a denaro… Però… come si consuma presto il denaro. Fra poco non ne avrò più… Ah! Ah! racconterò qualche favola a Elchia e compari e me ne daranno ancora…».

   442.3«O Giuda! Sei folle? È un po’ che ti guardo dall’alto di un ulivo. Gesticoli, parli da solo… Ti ha fatto male il sole di tanuz?», grida Alfeo di Sara sporgendosi da una biforcazione di rami di un gigantesco ulivo, lontano una trentina di metri dal luogo dove è Giuda.
   Giuda sobbalza, gira lo sguardo, lo vede e brontola: «Ti prenda la morte! Maledetto paese di spie!». Ma con un sorriso affabile grida: «No. Sono preoccupato che Maria non apra… Non si sentirà male? Ho bussato e bussato!…».
   «Maria? Hai voglia di bussare! È da una povera vecchia che muore. L’hanno chiamata che era la terza vigilia…».
   «Ma io le devo parlare».
   «Aspetta. Scendo e la vado ad avvertire. Ma ti occorre proprio?».
   «Eh! lo direi! Sono qui dal primo sole».
   Alfeo, premuroso, scende dalla pianta e va via lesto.
   «Anche quello lì ora mi ha visto! E certo ora torna anche con quell’altra! Non me ne va bene una!», e tira giù una litania di improperi a Nazaret, ai nazareni, a Maria d’Alfeo e persino alla carità di Maria Ss. per la morente e alla stessa morente…

   442.4Non ha ancora finito che la porta, che dalla stanza dei pasti mette nell’orto, si apre, e sulla soglia appare una Maria molto pallida e triste.
   «Giuda!», «Maria!», dicono contemporaneamente.
   «Ora ti apro la porta. Alfeo non mi ha detto altro che: “Va’ a casa. C’è chi ti vuole”, e sono corsa, molto più che la povera vecchia non ha più bisogno di me. Ha finito di soffrire per un figlio cattivo…».
   Giuda, intanto che Maria parla, corre lungo il viottolo e torna sul davanti della casa… Maria apre.
   «La pace a te, Giuda di Keriot. Entra».
   «La pace a te, Maria».
   Giuda è un po’ titubante. Maria è mite, ma seria.
   «Ho bussato tanto, all’aurora».
   «Ieri sera un figlio ha fatto scoppiare il cuore ad una madre… E sono venuti a cercare Gesù. Ma Gesù non c’è. Anche a te lo dico: Gesù non c’è. Sei venuto tardi».
   «Lo so che non c’è».
   «Come lo sai? Sei appena arrivato…».
   «Madre, voglio essere schietto con te che sei buona: è da ieri che sono qui…».
   «E perché non sei venuto? I tuoi compagni in questi sabati solo una volta non vennero…».
   «Eh! lo so! Sono andato a Cafarnao e non li ho trovati».
   «Non mentire, Giuda. A Cafarnao tu non ci sei mai stato. Bartolomeo è sempre rimasto là e non ti ha mai visto. Solo ieri Bartolomeo è venuto. Ma tu ieri eri qui. E perciò… Perché menti, Giuda? Non sai che la menzogna è il primo passo verso il furto e verso l’omicidio?… La povera Ester è giunta a morire uccisa dal dolore per la condotta del figlio. E Samuele, suo figlio, cominciò a divenire la vergogna di Nazaret con delle piccole menzogne, divenute poi sempre più grandi… Da queste passò a tutto il resto. Lo vuoi imitare, tu, apostolo del Signore? Vuoi far morire di dolore tua madre?».
   Il rimprovero è fatto a voce bassa, lentamente. Ma come incide! Giuda non sa che ribattere. Si siede di schianto col capo fra le mani.

   442.5Maria lo osserva. Poi dice: «Ebbene? Perché mi hai voluto vedere? Mentre assistevo la povera Ester io pregavo per tua madre… e per te… Perché mi fate pietà, l’uno e l’altra, e per due diversi motivi».
   «Allora, se hai pietà, perdonami».
   «Non ho mai avuto rancore».
   «Come?… Neppure per… quella mattina a Tiberiade?… Sai? Ero così perché la sera avanti le romane mi avevano maltrattato come pazzo e come… traditore del Maestro. Sì, lo confesso. Ho fatto male a parlare a Claudia. Mi sono sbagliato sul suo conto. Ma lo faccio a fin di bene. Ho addolorato il Maestro. Lui non me lo ha detto, ma io so che sa che io ho parlato. È stata certo Giovanna ad avvisarlo. E Giovanna non mi ha mai potuto vedere, e le romane mi hanno dato dolore… Per dimenticare ho bevuto…».
   Maria ha un’espressione di compatimento involontariamente ironico e dice: «Allora Gesù, per tutto il dolore che ogni giorno gusta, dovrebbe essere ebbro ogni notte…».
   «Glielo hai detto?».
   «Io non aumento l’amaro del calice a mio Figlio con notizie di nuove defezioni, cadute, peccati, insidie… Ho taciuto e tacerò».
   Giuda scivola in ginocchio tentando di baciare la mano di Maria, ma Ella si ritira, senza sgarbo ma molto decisa di non farsi baciare e toccare.
   «Grazie, Madre! Tu mi salvi. Ero venuto qui per questo… e perché tu mi facilitassi la via di avvicinare il Maestro senza rimproveri e vergogna».
   «Sarebbe bastato fossi andato a Cafarnao, per venire qui con gli altri, per evitarlo. Era molto semplice».
   «È vero… Ma gli altri non sono buoni, e mi hanno fatto spiare per poi rimproverarmi e accusarmi».
   «Non fare offesa ai tuoi fratelli, o Giuda. Basta di peccare! Tu hai spiato, qui, in Nazaret, patria del Cristo, tu…».
   Giuda la interrompe: «Quando? Lo scorso anno? Ecco! Hanno travisato le mie parole! Ma credilo che io…».
   «Io non so ciò che hai detto e fatto lo scorso anno. Ma parlo di ieri. Tu sei qui da ieri. Tu sai che Gesù è partito. Hai dunque indagato. E non presso le case amiche di Aser, Ismaele, Alfeo, o del fratello di Giuda e Giacomo, e non da Maria d’Alfeo, e non dai pochi che qui amano Gesù. Perché, se lo avessi fatto, me lo sarebbero venuti a dire. La casa di Ester si è empita di donne all’alba, quando ella è morta. Ma nessuna sapeva di te. Erano le più buone fra le donne di Nazaret, quelle che mi amano e che amano Gesù, e si sforzano di praticare la sua Dottrina nonostante l’ostilità dei mariti, padri e figli. Perciò tu hai indagato presso coloro che sono nemici del mio Gesù. Come chiami tu questo? Io non lo dico. Tu lo devi dire, a te stesso. Perché lo hai fatto? Non lo voglio sapere.

   442.6Ti dico questo solo. Molte spade saranno infisse nel mio cuore, infisse e tornate ad infiggere, senza pietà, dagli uomini che addolorano il mio Gesù e lo odiano. Ma una sarà la tua, e non verrà più levata. Perché il ricordo di te, Giuda, che non ti vuoi salvare, di te che ti rovini, di te che mi fai paura — non paura per me stessa, ma per la tua anima — non uscirà più dal mio cuore. Una ve l’ha infissa il giusto Simeone mentre portavo sul cuore il mio Bambino, l’Agnellino mio santo… L’altra… l’altra sei tu… La punta della tua spada già mi tortura il cuore. Ma non sei sazio ancora di dare questa pena ad una povera donna… e attendi di infiggere del tutto la tua spada di carnefice nel cuore di chi non ti ha dato che amore… Ma stolta sono a pretendere pietà da te che non l’hai per tua madre!… Anzi, ecco, è detto! Con un solo colpo trafiggerai me e lei, o figlio disgraziato, che le preghiere di due madri non salvano!…».
   Maria piange nel parlare, e le lacrime non cadono sul capo bruno di Giuda, perché egli è rimasto là dove è caduto in ginocchio, separato da Maria… Le beve l’ammattonato, quelle lacrime sante… E la scena mi riporta il ricordo di Aglae sulla
   quale, invece, poiché lei si stringeva a Maria in un sincero desiderio di redenzione, cadevano le lacrime di Maria[15].

   442.7«Non trovi una parola, Giuda? Non riesci a trovare in te la forza di un proposito buono? Oh! Giuda! Giuda! Ma dimmi: sei contento della tua vita? Esaminati, Giuda. Sii umile, sincero con te stesso per prima cosa. E poi con Dio, per andare a Lui col tuo fardello di pietre levate dal tuo cuore e dirgli: “Ecco. Mi sono levato questi macigni per amor tuo”».
   «Non ho… il coraggio di confessarmi a Gesù».
   «Non hai l’umiltà di farlo».
   «È vero. Aiutami tu…».
   «Vai a Cafarnao e attendilo, con umiltà».
   «Ma tu potresti…».
   «Io non potrò che dire di fare ciò che mio Figlio fa sempre: avere misericordia. Non sono io quella che ammaestra Gesù, ma è Gesù che ammaestra la sua discepola».
   «Tu gli sei Madre».
   «E ciò è per il mio cuore. Ma, per suo diritto, Egli è il mio Maestro. Né più né meno che per tutte le altre discepole».
   «Tu sei perfetta».
   «Egli è il Perfettissimo».
   Giuda tace e pensa. Poi chiede: «Dove è andato il Mae­stro?».
   «A Betlemme di Galilea».
   «E poi?».
   «Non so».
   «Ma torna qui?».
   «Sì».
   «Quando?».
   «Non so».
   «Non me lo vuoi dire!».
   «Non posso dire ciò che non so. Tu lo segui da due anni. Puoi dire che Egli ebbe sempre un itinerario sicuro? Quante volte il volere degli uomini lo obbligò a mutazioni?».
   «È vero.

   442.8Andrò via… A Cafarnao».
   «Il sole è troppo caldo per andare. Rimani. Sei un pellegrino come tutti gli altri. Ed Egli ha detto che le discepole ne devono aver cura».
   «La mia vista ti è incresciosa…».
   «Il tuo non voler guarire mi è doloroso! Quello solo… Levati il mantello… Dove hai dormito?».
   «Non ho dormito. Ho atteso l’alba per vederti da sola».
   «Allora sarai stanco. Nello stanzone ci sono i lettucci usati da Simone e Tommaso. C’è quiete e frescura ancora. Va’ e dormi mentre ti preparo il cibo».
   Giuda se ne va senza ribattere. E Maria, senza riposare dopo la notte passata in veglia, va in cucina a preparare il fuoco e nell’orto a prendere le verdure. E lacrime, lacrime, lacrime cadono silenziose mentre si curva sul focolare a sistemare le legna, o sulle zolle a cogliere le verdure, e mentre le sciacqua nel bacile e le sistema… E lacrime cadono insieme ai chicchi biondi del grano mentre dà il pasto ai colombi, o sulle biancherie che leva dalla vasca e stende al sole… Le lacrime della Madre di Dio… di Quella che, Senza Colpa, non fu esente dal dolore e soffrì più di ogni altra donna, per essere la Corredentrice…

[14] Teoda (o Teuda), già menzionato in 73.5, e Giuda il galileo, che sarà menzionato anche in 478.3 e in 507.3. La loro sorte è ricordata da Gamaliele in: Atti 5, 36-37.
[15] cadevano le lacrime di Maria, come è narrato in 168.8.