MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MAGGIORE

A A A

VOLUME VIII CAPITOLO 521



DXXI. A Tecua, commiato dai cittadini e dal vecchio Elianna, il primo dei perseguitati per causa di Gesù.

   31 ottobre 1946.

   521.1La parte posteriore della casa di Simone di Tecua non è che una piazza alla quale fanno ala i lati della casa. Dico piazza perché nei giorni di mercato, come è quello che vedo io, viene aperto in tre posti il robusto cancello che la separa da una più grande piazza pubblica, e molti venditori invadono colle loro bacheche i porticati che sono sui tre lati della casa, e dei quali comprendo adesso l’utilità… finanziaria, perché Simone, da buon ebreo, passa esigendo da ogni mercante il nolo del luogo occupato. E si tira dietro il vecchierello, rivestito di una veste decente, e a tutti lo presenta dicendo: «Ecco, da oggi in poi voi pagherete a lui la somma stabilita». Poi, fatto tutto il giro dei porticati, dice a Eli-anna: «Ecco il tuo lavoro. Qui, e dentro, con l’albergo e le stalle. Né difficile né faticoso, ma che ti dimostra quanta stima ho di te. Ho cacciato, l’uno dopo l’altro, tre che mi aiutavano, perché non erano onesti. Ma tu mi piaci. E poi Egli ti ha portato. E il Maestro sa conoscere i cuori. Andiamo da Lui, ora, a dirgli che, se vuole, l’ora è buona per parlare». E se ne va, seguito dal vecchietto…
   La gente sempre più affolla la piazza, e il rumore aumenta sempre più. Donne per gli acquisti, mercanti di bestiame, acquirenti di buoi da aratro o di altri animali, contadini curvi sotto il peso di cesti di frutta e decantanti la loro merce; e coltellinai, con tutto quanto è tagliente bene esposto sulle stuoie, che con un baccano d’inferno battono le scuri su ceppi di legno per mostrare la sodezza della lama, oppure con un martello picchiano su falci tenute sospese su dei cavalletti per far vedere la perfetta tempratura della lama, o che alzano vomeri e a due mani li picchiano nel terreno, che si apre ferito, per dare una prova della robustezza del vomere al quale nessun terreno resiste; e ramai con anfore e secchi, padelle e lampade che picchiano fino a stordire sul metallo sonoro per far vedere che è massiccio, o urlano a tutta gola offrendo lucerne e lucerne a una o più fiamme per le prossime feste di casleu; e su tutti, monotono e penetrante come lamento di civetta notturna, il grido dei mendicanti sparsi nei punti strategici del mercato.

   521.2Gesù viene dalla casa insieme con Pietro e con Giacomo di Zebedeo. Non vedo gli altri. Penso però che siano in giro per la città annunciando il Maestro, perché vedo che la folla lo riconosce subito e molti accorrono mentre il vocìo si fa meno intenso e il rumore ugualmente. Gesù fa dare l’obolo ad alcuni mendicanti e si ferma a salutare due uomini che, seguiti dai servi, stavano per lasciare il mercato dopo gli acquisti. Ma ora si fermano anche loro per sentire il Maestro. E Gesù inizia a parlare prendendo l’argomento da ciò che vede:
   «Ogni cosa a suo tempo, ogni cosa a suo luogo. Non si tiene mercato nel sabato, né si commercia nelle sinagoghe e neppure si lavora nella notte, ma bensì mentre è giorno. Soltanto chi è peccatore mercanteggia nel giorno del Signore, o profana i luoghi destinati alla preghiera con commerci umani, o ladroneggia nella notte commettendo furti e delitti. Ugualmente: chi commercia onestamente si affanna a provare ai suoi compratori la bontà delle sue derrate e la saldezza dei suoi strumenti, e chi compra se ne va contento del buon acquisto fatto. Ma se, ad esempio, con molta astuzia, il venditore riuscisse ad ingannare il compratore, e l’utensile o la derrata risultasse a questi non buona, inferiore al prezzo pagato, non ricorrerebbe il compratore a misure di difesa, che vanno da un minimo di non comperare mai più da quel venditore, ad un massimo di ricorrere al giudice per riavere il suo denaro? Così accadrebbe, e giusto sarebbe. Eppure, non vediamo noi in Israele il popolo illuso da chi vende merci avariate per buone, e denigra chi dà merci buone essendo il Giusto del Signore? Sì. Tutti lo vediamo.
   Ieri sera molti di voi sono venuti a raccontare le arti dei mali venditori ed Io ho detto: “Lasciateli fare. Tenete fermi i vostri cuori e Dio provvederà”. Questi che vendono cose non buone, a chi fanno l’offesa? A voi? A Me? No. A Dio stesso. Non tanto è colpevole colui che resta ingannato, quanto colui che inganna. Non è tanto fatto peccato contro l’uomo, quanto contro Dio, cercando di smerciare cose non buone perché chi ha desiderio di acquistare non venga alle cose buone. Io non vi dico: reagite, vendicatevi. Non è parola che possa uscire da Me. Dico soltanto: ascoltate il suono vero delle parole, osservate bene, nella gran luce, le azioni di chi vi parla, gustate il primo sorso o il primo boccone che vi viene offerto, e se sentite un suono di asprezza, se l’agire altrui ha del tenebroso, se il sapore che vi resta nel cuore è turbatore, respingete ciò che vi viene offerto come cosa non buona. La sapienza, la giustizia, la carità non sono mai aspre, turbatrici e amanti di agire nell’ombra.

   521.3So che sono stato preceduto da discepoli miei, e vi lascio due miei apostoli; inoltre ieri sera, con le azioni più che con le parole, ho testimoniato da dove vengo e con che missione. Non occorrono dunque lunghi discorsi per attirarvi alla mia via. Pensate e vogliate stare in essa. Imitate i fondatori di questa città ai limiti dell’arido deserto. Pensate sempre che fuor della mia dottrina è aridume di deserto, mentre nella mia dottrina sono le fonti della Vita. E, per quanti eventi possano accadere, non turbatevi, non vi scandalizzate. Ricordate le parole[55] del Signore in Isaia. Non sarà mai accorciata e divenuta piccola la mia mano per beneficare coloro che seguono le mie vie, così come non sarà mai ridotta a nulla la mano dell’Altissimo per colpire coloro che a Me — che venni, e ben pochi ho trovato ad accogliermi; chiamai, e pochi mi risposero — danno offesa e dolore. Perché, come chi fa onore a Me onora il Padre che mi ha mandato, ugualmente chi a Me fa spregio spregia Colui che mi ha mandato. E, per legge antica di taglione, a chi mi ripudia sarà dato ripudio.
   Ma voi, che avete accolto la mia parola, non temete gli obbrobri degli uomini, né tremate per i loro oltraggi, prima fatti a Me e poi fatti a voi perché mi amate. Io, sebbene sembri perseguitato e sembrerò colpito, Io vi consolerò e proteggerò. Non temete, non temete l’uomo mortale che oggi è e domani non è che un ricordo e polvere. Ma temete il Signore, temete di un santo amore, non con paura, temete di non saperlo amare con misura proporzionata al suo amore infinito. Io non vi dico: fate questo o quello. Ciò che è da farsi lo sapete. Vi dico: amate. Amate Dio e il suo Cristo. Amate il prossimo vostro come Io vi ho insegnato. E tutto farete se saprete amare.

   521.4Io vi benedico, cittadini di Tecua, città ai margini del deserto ma oasi di pace per il perseguitato Figlio dell’uomo, e la mia be­nedizione sia nei vostri cuori e nelle vostre case, ora e sempre».
   «Resta, Maestro! Resta con noi. Il deserto fu sempre buono ai santi d’Israele!».
   «Non posso. Ho altri che mi attendono. Voi siete in Me, Io in voi, poiché ci amiamo».
   Gesù passa a fatica fra la gente, che lo segue dimentica dei commerci e di ogni altra cosa. Malati guariti che lo benedicono ancora, cuori consolati che lo ringraziano, mendichi che lo salutano: «Vivente Manna di Dio»…

   521.5Il vecchierello è ai suoi fianchi e ci sta sino ai limiti della città. E soltanto quando Gesù benedice Matteo e Filippo, che restano a Tecua, si decide a lasciare il suo Salvatore, e lo fa con baci sui piedi nudi del Maestro e pianti e parole di riconoscenza.
   «Alzati, Eli-anna, e vieni ché Io ti baci. Un bacio di figlio a padre, e questo ti compensi di tutto. A te applico le parole[56] del profeta: “Tu che piangi non piangerai più, perché il Misericordioso ha avuto pietà di te”. Il Signore ti darà pane ristretto e poc’acqua. Di più non ho potuto fare. Se tu sei stato scacciato da uno solo, Io ho tutti i potenti di un popolo che mi scacciano, ed è molto se trovo cibo e ricovero per Me e i miei apostoli. Ma i tuoi occhi hanno visto Colui che desideravi e le tue orecchie hanno sentito le mie parole, così come il tuo cuore deve sentire il mio amore. Va’ e sii in pace, perché sei un martire della giustizia, uno dei precursori di tutti quelli che saranno perseguitati per causa di Me. Non piangere, padre!». E lo bacia sulla testa canuta.
   Il vecchietto gli rende il bacio sulla guancia e gli mormora all’orecchio: «Diffida dell’altro Giuda, mio Signore. Io non voglio sporcare la mia lingua… Ma Tu diffida. Non viene con pensiero buono dal figlio mio…».
   «Sì. Ma non pensare più al passato. Presto tutto sarà finito e nessuno mi potrà più nuocere. Addio, Eli-anna. Il Signore è con te».
   Si separano…

   521.6«Maestro, che ti ha detto il vecchio con voce così lieve?», chiede Pietro che cammina al fianco di Gesù e con fatica, perché Gesù fa lunghi passi con le sue lunghe gambe, cosa interdetta a Pietro, così bassotto.
   «Povero vecchio! Che vuoi che mi dicesse che già non sapessi?», risponde Gesù eludendo una risposta precisa.
   «Parlava del figlio, eh? Ti ha detto chi è?».
   «No, Pietro. Te lo assicuro. Si è tenuto quel nome in cuore».
   «Ma Tu lo conosci però?».
   «Lo conosco. Ma non te lo dirò».
   Un silenzio per molto tempo. Poi, affannosa, la domanda di Pietro e la sua confessione. «Maestro, ma perché, a che fare va l’Iscariota in casa di un pessimo uomo quale è il figlio di Eli-anna? Io ho paura, Maestro! Non ha buoni amici costui. Non ci va apertamente. Non è in lui forza di resistere al male. Ho paura, Maestro. Perché? Perché va Giuda da costoro, e di nascosto?». Il volto di Pietro è una espressiva maschera di interrogazione accorata.
   Gesù lo guarda e non risponde. Che deve rispondere infatti? Che, per non mentire e per non scagliare il fedele Pietro contro l’infedele Giuda? Preferisce lasciar parlare Pietro.
   «Non rispondi? Io, da ieri, da quando il vecchio ha creduto riconoscere fra noi Giuda, non ho pace. È come quel giorno che
   Tu parlasti con la moglie del sadduceo. Ricordi? Ricordi il mio sospetto[57]?».
   «Lo ricordo. E tu ricordi le mie parole di allora?».
   «Sì, Maestro».
   «Non c’è altro da dire, Simone. Le azioni dell’uomo hanno apparenze diverse dalla realtà. Ma Io sono contento di aver provveduto a quel vecchio. È come se Anania fosse ritornato. E realmente, se Simone di Tecua non lo avesse accolto, lo avrei condotto nella casetta di Salomon, per avere là un padre sempre ad attenderci. Ma per Eli è meglio così. Simone è buono, ha molti nipoti. Eli ama i bambini… E i bambini fanno dimenticare tante cose dolorose…».
   Con la sua abituale scienza di distrarre l’interlocutore e condurlo verso altri argomenti, quando non trova conveniente rispondere a domande pericolose, Gesù ha distratto Pietro dal suo pensiero. E continua a parlargli di bambini, conosciuti qua o là, fino a giungere a ricordare Marziam, che forse a quell’ora ritira le reti dopo la pesca nel bel lago di Genezaret.
   E Pietro, ormai lontano col pensiero da Eli e da Giuda, sorride e domanda: «Ma dopo la Pasqua ci andiamo, non è vero? È così bello. Oh! molto più che qui. Noi galilei siamo peccatori per quelli di Giudea… Ma a vivere qui! Oh! Misericordia eterna! Se saremo castigati noi, no che qui non sarà certo premio».
   Gesù chiama gli altri rimasti indietro e si allontana con essi per la via scaldata dal sole decembrino.

[55] parole, simili a quelle che sono in: Isaia 50, 2.
[56] parole, che sono in: Isaia 30, 19-20.
[57] il mio sospetto… le mie parole…, in 503.3/4.