MARIA
VALTORTA

Voglio che le anime possano bere alla Fonte vitale della mia parola

"Quando la Chiesa - e per tale alludo ora alla riunione degli alti dignitari di Essa - agì secondo i dettami della mia Legge e del mio Vangelo, la Chiesa conobbe tempi fulgidi di fulgore. Ma guai quando, anteponendo gli interessi della Terra a quelli del Cielo, inquinò Se stessa con passioni umane! Tre volte guai quando adorò la Bestia di cui parla Giovanni, ossia la Potenza politica, e se ne fece asservire..." (Qd 12 dicembre 1943)

OPERA MAGGIORE

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VOLUME IV CAPITOLO 241



CCXLI. Vocazione della figlia di Filippo. L'arrivo a Magdala e la parabola della dramma perduta.

   2 agosto 1945.

   241.1 La barca bordeggia il tratto da Cafarnao a Magdala.
   Maria di Magdala è per la prima volta nella sua posa abituale di convertita: seduta sul fondo della barca ai piedi di Gesù, che è invece austeramente seduto su una delle panchette della stessa barca. Il viso della Maddalena è oggi molto diverso da quello di ieri; non è ancora il viso radioso della Maddalena che corre incontro al suo Gesù ogni volta che Egli va a Betania, ma è già un viso sgombro da timori e da tormenti, e l’occhio, che prima era avvilito per quanto prima ancora era sfrontato, ora è serio ma sicuro, e nella sua dignitosa serietà brilla ogni tanto una scintilla di letizia ascoltando Gesù che parla con gli apostoli o con sua Madre e Marta.
   Parlano della bontà di Porfirea, così semplice e così amorosa, parlano dell’accoglienza affettuosa di Salome e delle donne di Bartolomeo e Filippo, e il medesimo dice: «Se non fosse che sono ancora molto fanciulle, e la madre è contraria a saperle per le vie, esse pure ti seguirebbero, Maestro».
   «Mi segue l’anima loro. Ed è ugualmente santo amore.

   241.2 Filippo, ascoltami. La tua maggiore sta per essere promessa, non è vero?».
   «Sì, Maestro. Un degno sponsale e un buono sposo. Non è vero, Bartolomeo?».
   «È vero. Ne sono garante perché conosco la famiglia. Non ho potuto accettare di essere io chi propone l’affare, ma lo avrei fatto, se non fossi trattenuto presso il Maestro, con piena pace di creare una santa famiglia».
   «Ma la fanciulla mi ha pregato di dirti di non farne nulla».
   «Non le piace lo sposo? È in errore. Ma la gioventù è folle.
   Spero si persuaderà. Non c’è motivo di respingere un ottimo sposo. A meno che… No, non può essere!», dice Filippo.
   «A meno che? Termina, Filippo», sprona Gesù.
   «A meno che non ami un altro. Ma non è possibile! Non esce mai di casa e in casa vive molto ritirata. Non è possibile!».
   «Filippo, ci sono amatori che penetrano anche nelle case più chiuse; che sanno parlare a quelle che amano nonostante tutte le barriere e le sorveglianze; quelli che abbattono ogni ostacolo di vedovanze, o di fanciullezze ben custodite, o… di altro ancora, e che prendono quelle che vogliono. E ci sono anche amatori che non possono essere rifiutati. Perché sono prepotenti nel volere. Perché sono seducenti nel convincere ogni resistenza, fosse anche quella del demonio. Tua figlia ama uno di questi. E il più potente».
   «Ma chi? Uno della corte di Erode?».
   «Quella non è potenza!».
   «Uno… uno della casa del Proconsole, un patrizio romano?
   Non lo permetterò a nessun costo. Il puro sangue d’Israele non avrà contatti col sangue impuro. A costo di uccidere mia figlia.

   241.3 Non sorridere, Maestro! Io soffro!».
   «Perché sei come un cavallo imbizzarrito. Vedi ombre dove è solo luce. Ma sta’ quieto. Non è che un servo anche il Proconsole, e servi sono i suoi patrizi amici, e servo è Cesare».
   «Ma Tu scherzi, Maestro! Mi hai voluto fare paura. Non c’è nessuno più grande di Cesare e più padrone di lui».
   «Ci sono Io, Filippo».
   «Tu? Tu vuoi sposare mia figlia?!».
   «No. La sua anima. Sono Io l’amatore che penetra nelle case più chiuse e nei cuori ancor più serrati da sette e sette chiavi. Sono Io che so parlare nonostante tutte le barriere e sorveglianze. Sono Io che abbatto tutti gli ostacoli e prendo ciò che voglio prendere: puri e peccatori, vergini e vedovi, liberi da vizi e schiavi di essi. E a tutti do un’unica e nuova anima, rigenerata, beatificata, eternamente giovane. Gli sponsali miei. E nessuno può rifiutare di darmi le mie dolci prede. Non padre, non madre, non figli e neppure Satana. Sia che Io parli all’anima di una fanciulla come è la tua figlia, o di un peccatore im merso nel peccato e tenuto da Satana con sette catene, l’anima viene a Me. E nulla e nessuno me la strappa più. Né nessuna ricchezza, potenza, gioia del mondo, comunica la letizia perfetta che è di quelli che si coniugano con la mia povertà, con la mia mortificazione. Nudi di ogni povero bene, rivestiti di ogni celeste bene. Ilari della serenità di essere di Dio, solo di Dio… Essi sono i padroni della Terra e del Cielo. La prima perché la signoreggiano, il secondo perché lo conquistano».
   «Ma nella nostra Legge ciò non è mai stato!», esclama Bartolomeo.
   «Spògliati dell’uomo vecchio, Natanaele. Quando ti ho visto per la prima volta ti ho salutato[18] dicendoti perfetto israelita senza frode. Ma ora tu sii di Cristo, non di Israele. Siilo senza frode e senza lacci. Rivestiti di questa nuova mentalità. Altrimenti non potrai capire tante bellezze della redenzione che Io sono venuto a portare alla Umanità tutta».
   Filippo interviene dicendo: «E mia figlia dici che è stata chiamata da Te? E che farà ora? Io non te la contrasto di certo. Ma voglio sapere, anche per aiutarla, in che è la sua chiamata…».
   «Nel portare i gigli di un amore verginale nel giardino di Cristo. Ce ne saranno tante nei secoli avvenire!… Tante!… Aiuole di incensi per controbilanciare le sentine dei vizi. Anime oranti per controbilanciare i bestemmiatori e gli atei. Aiuto a tutte le infelicità umane e gioia di Dio».

   241.4 Maria di Magdala apre le labbra per chiedere, e lo fa arrossendo ancora ma con più spigliatezza degli altri giorni: «E noi, le rovine che Tu edifichi, che diventiamo?».
   «Quello che sono le sorelle vergini…».
   «Oh! non può essere! Abbiamo calpestato troppo fango e… e… e non può essere».
   «Maria, Maria! Gesù non perdona mai a metà. Ti ha detto che ti ha perdonato. E così è. Tu e tutti coloro che come te peccarono, e che il mio amore perdona e disposa, profumerete, pregherete, amerete, conforterete, rese conscie del male e atte a curarlo dove è, anime che per gli occhi di Dio sono martiri. Care perciò come le vergini».
   «Martiri? In che, Maestro?».
   «Contro voi stesse e i ricordi del passato e per sete di amore e di espiazione».
   «Lo devo credere?…». La Maddalena guarda tutti quelli che sono nella barca, chiedendo conferma alla sua speranza che si accende.
   «Chiedilo a Simone. Parlai[19] di te e di voi peccatori in genere, in una sera stellata, nel tuo giardino. E i tuoi fratelli tutti ti possono dire se la mia parola non ha cantato per tutti i redenti i prodigi della Misericordia e della conversione».
   «Me ne ha parlato, con voce di angelo, anche il bambino.
   Sono tornata con l’anima rinfrescata da quella sua lezione. Mi ha fatto conoscere Te meglio ancora di mia sorella, tanto che oggi mi sentivo più forte per affrontare Magdala. Ora che Tu mi dici questo, io sento crescere la mia fortezza. Ho dato scandalo al mondo. Ma, te lo giuro, mio Signore, ora il mondo guardando me giungerà a comprendere cosa è il tuo potere».
   Gesù le posa per un momento la mano sul capo, mentre Maria Ss. le sorride come Lei sa fare: paradisiacamente.

   241.5 Ecco Magdala stesa al bordo del lago, con il sole sorgente di fronte, la montagna d’Arbela alle spalle che la protegge dai venti, e la stretta valle dirupata e selvaggia, da cui sbocca un torrentello nel lago, che si inoltra verso l’occidente con le sue coste a picco, piene di una bellezza fascinosa e severa.
   «Maestro», grida Giovanni dall’altra barca, «ecco la valle del nostro ritiro…», e splende in volto come gli si fosse acceso un sole nell’interno.
   «La nostra valle, sì. L’hai ben riconosciuta».
   «Non si può non ricordare i luoghi dove si è conosciuto Iddio[20]», risponde Giovanni.
   «Allora io ricorderò sempre questo lago. Perché su esso ti ho conosciuto. Lo sai, Marta, che qui ho visto il Maestro[21], una mattina?…».
   «Sì, e per poco si va tutti a fondo, noi e voi. Donna, credi pure che i tuoi rematori non valevano uno spicciolo», dice Pietro che sta facendo la manovra di approdo.
   «Non valevano nulla né i rematori né chi era con essi… Ma è sempre stato il primo incontro, e questo ha un grande valore. E poi ti ho visto sul monte, e poi a Magdala, e poi a Cafarnao… Tanti incontri, tante catene spezzate… Ma Cafarnao è stato il luogo più bello. Lì mi hai liberata…».

   241.6 Scendono a terra dove già sono scesi quelli dell’altra barca. Entrano in città.
   La curiosità semplice o… non semplice dei magdaliti deve essere come una tortura per la Maddalena. Ma la sopporta eroicamente, seguendo il Maestro che è avanti, framezzo a tutti i suoi apostoli, mentre le tre donne sono dopo di loro. Il bisbiglio è forte. L’ironia non manca. Tutti quelli che, finché Maria era la signora prepotente di Magdala, la rispettavano in apparenza per tema di rappresaglie, ora che la vedono e la sanno staccata per sempre dai suoi amici potenti, umile e casta, si permettono di mostrarle anche disprezzo e lanciarle epiteti poco lusinghieri.
   Marta, che soffre quanto lei di questo, le chiede: «Vuoi ritirarti in casa?».
   «No. Non lascio il Maestro. E Lui, prima che la casa sia purificata da ogni traccia del passato, non lo invito là dentro».
   «Ma tu soffri, sorella!».
   «Me lo sono meritato». E, soffrire, deve soffrire. Il sudore che le imperla la faccia, il rossore che la copre fin sul collo non sono solo dovuti al caldo.
   Traversano tutta Magdala andando nei quartieri poveri, fi* no alla casa dove sostarono l’altra volta. La donna rimane di stucco quando, alzando il capo dal lavatoio per vedere chi la saluta, si trova di fronte Gesù e la ben nota signora di Magdala, non più pomposa, non più ingioiellata, ma con la testa velata da un lino leggero, vestita di viola pervinca, un abito accollato, stretto, certo non suo nonostante che si sia lavorato a farlo tale, fasciata in un mantello pesante che deve essere un supplizio con quel calore.
   «Mi permetti di sostare nella tua casa e parlare di qui a chi mi segue?». Ossia a tutta Magdala, perché tutta la popolazione ha fatto coda al gruppo apostolico.
   «E me lo chiedi, Signore? Ma la mia casa è tua». E si dà da fare a portare sedie e panche alle donne e agli apostoli.
   Passando presso la Maddalena ha un inchino da schiava.
   «Pace a te, sorella», risponde questa. E la sorpresa della donna è tale che lascia cadere il panchetto che ha fra le mani. Ma non dice niente. L’atto però mi fa pensare che Maria trattasse i suoi sudditi piuttosto superbamente. E finisce di strabiliare, la donna, quando si sente chiedere come stanno i bambini, dove sono, e se la pesca ha dato buoni frutti.
   «Bene stanno… Sono a scuola o dalla madre mia. Solo il piccolo dorme nella cuna… La pesca è buona. Mio marito ti porterà le decime…».
   «Non occorre più. Usale per i tuoi bambini. Mi lasci vedere il pargolo?».
   «Vieni»…

   241.7 La gente si è affollata sulla via.
   Gesù inizia a parlare:
   «Una donna aveva dieci dramme nella sua borsa. Ma in un movimento la borsa le cadde dal seno, aprendosi, e le monete ruzzolarono per terra. Ella le raccolse con l’aiuto delle vicine presenti e le contò. Erano nove. La decima era introvabile. Dato che era prossima la sera e la luce mancava, la donna accese la lampada, la posò al suolo e presa una scopa si dette a scopare attentamente per vedere se era ruzzolata lontano dal luogo dove era caduta. Ma la dramma non si trovava. Le amiche se ne andarono stanche di ricerche. La donna spostò allora il cassapanco, la scansia, il cofano pesante, smosse le anfore e gli orcioli posati nella nicchia del muro. Ma la dramma non si trovava. Allora si pose carponi e cercò nel mucchio delle spazzature, messo contro la porta di casa, per vedere se la dramma era rotolata fuori di casa mescolandosi agli avanzi delle verdure. E trovò infine la dramma tutta sporca, sepolta quasi dalle spazzature ricadute su di essa.
   La donna giubilante la prese, la lavò, l’asciugò. Era più bella di prima, ora. E la mostrò alle vicine che chiamò[22] di nuovo a gran voce, e che si erano ritirate dopo averla aiutata nelle prime ricerche, dicendo: “Ecco! Vedete? Voi mi consigliavate di non faticare più. Ma io ho insistito e ho ritrovato la dramma perduta. Rallegratevi perciò con me che non ho avuto il dolore di perdere uno solo dei miei tesori”.

   241.8 Anche il Maestro vostro, e con Lui i suoi apostoli, fa come la donna della parabola. Egli sa che un movimento può far cadere un tesoro. Ogni anima è un tesoro e Satana, che è astioso di Dio, provoca i mal movimenti per fare cadere le povere anime. C’è chi nella caduta si ferma presso la borsa, ossia va poco lontano dalla Legge di Dio che raccoglie le anime nella salvaguardia dei comandamenti. E c’è chi va più lontano, ossia si allontana più ancora da Dio e dalla sua Legge. C’è infine chi rotola fino nelle spazzature, nelle lordure, nel fango. E là finirebbe a perire con l’essere arso nei fuochi eterni, così come le immondezze vengono arse in luoghi acconci.
   Il Maestro lo sa e cerca instancabile le monete perdute. Le cerca in ogni luogo, con amore. Sono i suoi tesori. E non si stanca e non si ripugna di nulla. Ma fruga, fruga, smuove, spazza, finché trova. E trovato che abbia, lava l’anima ritrovata col suo perdono e chiama gli amici, tutto il Paradiso e tutti i buoni della Terra, e dice: “Rallegratevi con Me perché ho trovato ciò che si era smarrito, ed è più bello di prima perché il mio perdono lo fa nuovo”.
   In verità vi dico che si fa molta festa in Cielo e giubilano gli angeli di Dio e i buoni della Terra per un peccatore che si converte. In verità vi dico che non c’è cosa più bella delle lacrime del pentimento. In verità vi dico che solo i demoni non sanno, non possono giubilare per questa conversione che è un trionfo di Dio. E anche vi dico che il modo come un uomo accoglie la conversione di un peccatore è misura della sua bontà e della sua unione con Dio.
   La pace sia con voi».
   La gente capisce la lezione e guarda la Maddalena, venuta a sedersi sulla porta con il poppante fra le braccia, forse per darsi un contegno, e sfolla lentamente rimanendo solo la padrona della casetta e la madre sua sopraggiunta coi bambini. Manca Beniamino, ancora a scuola.

[18] ti ho salutato, in 50.6.
[19] Parlai…, in 136.2.
[20] dove si è conosciuto Iddio, in 165.3/4.
[21] qui ho visto il Maestro, in 98.2/3.
[22] chiamò, invece di  ha chiamato, è correzione di MV su una copia dattiloscritta.